Giovanni Leone
Napoli, 03 novembre 1908 — Roma, 09 novembre 2001
Presidente della Repubblica dal 29 dicembre 1971 al 15 giugno 1978
Giurista, grande avvocato, Deputato alla Assemblea Costituente nelle liste della Democrazia Cristiana, Presidente della Camera dei deputati (1955-1963); Presidente del Consiglio dei ministri (1963 e 1968), Senatore a vita (1967), fu eletto Presidente della Repubblica il 24 dicembre 1971 con il contributo determinante del Movimento Sociale Italiano.
Sin dal discorso inaugurale, Leone si definiva un semplice "notaio" delle scelte del Parlamento e del Governo: "Il Presidente della Repubblica attinge alla Costituzione il complesso dei suoi poteri e l'indicazione dei relativi limiti. Non spetta a lui formulare programmi o indicare soluzioni".
In anni difficili di crisi politico-istituzionale (in un crescendo di terrorismo e stragismo, nel 1974: piazza della Loggia a Brescia, bomba sull'Italicus; nel 1978 rapimento e assassinio di Aldo Moro), economica (grave crisi energetica del 1971), sociale, Leone si mosse con prudenza istituzionale, nel solco dell'interpretazione notarile del suo ruolo, dando luogo ad una Presidenza "di equilibrio e di misura", caratterizzata da una linea improntata all'indipendenza dai partiti, al rispetto scrupoloso delle istituzioni. Nell'avvalersi delle sue prerogative egli operò scelte lontane da soluzioni ideologiche[1]. Mantenne una condotta sostanzialmente esente da tentazioni di protagonismo, tanto in politica estera (nella quale procedette sempre in accordo con i diversi governi che si succedettero), quanto nella politica interna, che lo vide rispettare rigorosamente le proprie e altrui prerogative costituzionali, specie in riferimento alla formazione e alla vita dei ministeri o al processo di elaborazione legislativa, e ricorrere in maniera sostanzialmente corretta al cosiddetto potere di esternazione.
A partire dal 1976 Leone rimase coinvolto in una dura e accanita campagna di stampa, orchestrata soprattutto dal Partito radicale di Marco Pannella - che anni dopo gli chiederà scusa - e dal settimanale L'Espresso, fino alla pubblicazione, nei primi mesi del 1978, del feroce pamphlet Giovanni Leone: la carriera di un Presidente, della giornalista Camilla Cederna - che sarà poi condannata per diffamazione, ove leone venne chiamato in causa relativamente allo scandalo Lockheed.
_____________________________________________________________________________________________ [1]Nella nomina dei giudici costituzionali optò per giuristi illustri di area politica assolutamente lontana dalla DC come il romanista Edoardo Volterra e il costituzionalista Antonio La Pergola. Ma lo stesso vale per il costituzionalista Livio Paladin, laico e socialista, e per Guido Astuti, ex esponente del PLI.discorso di insediamento
29 dicembre 1971 — testoLe parole del Presidente Sergio Mattarella
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