El Alamein: visita al sacrario dei caduti
Ho reso onore ai caduti di El Alamein con commozione.
E' indelebile la memoria del sacrificio dei soldati, degli ufficiali che combatterono in questo deserto: fra di loro tanti compagni d'armi, tanti amici cari della mia gioventù che non sono tornati.
In migliaia caddero in questa battaglia, in migliaia vennero fatti prigionieri; per anni i resti straziati vennero cercati nel deserto e ricomposti con pietà cristiana. oggi molti dei caduti di El Alamein hanno un nome. Un grazie di tutti gli italiani a coloro che si dedicarono a questa pietosa opera.
A distanza di cinquant'anni è difficile immaginare che la migliore gioventù d'Italia, di Germania, del Regno Unito e del Commonwealth si sia affrontata e duramente combattuta in queste pietraie, su queste sabbie; che la vita di migliaia di quei giovani sia stata stroncata in questo deserto. Eppure, questa lotta fratricida avvenne.
E' un conforto essere in questo luogo all'inizio di un nuovo secolo, di un nuovo millennio che si apre con prospettive tanto diverse per l'Europa ed il suo futuro: i nemici di ieri sono oggi uniti in uno straordinario ed unico progetto di civiltà e di pace.
I morti - tanto meno coloro che affrontano la morte per seguire la voce dell'onore, della lealtà, del dovere - non muoiono mai. i soldati caduti ad El Alamein - avvolti dal silenzio del deserto - continueranno a vivere nella memoria di tutti gli italiani. Li ricordiamo con il pianto nel cuore. e tanto più forte si fa in noi l'impegno a consolidare e accelerare l'unione europea e estendere la pace oltre i confini dell'unione stessa: innanzitutto nei Balcani e nel Mediterraneo.
Alla Vigilia di Natale visitai le truppe italiane nel Kosovo che collaborano in comunione d'intenti con i contingenti britannici e tedeschi per riportare la pace in quelle terre. Sono il simbolo più significativo, perché concreto, operativo, del superamento delle lotte fratricide in Europa. Possiamo guardare con fiducia al futuro della nostra patria; abbiamo chiaro l'impegno cui volgere tutte le nostre forze.
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E' indelebile la memoria del sacrificio dei soldati, degli ufficiali che combatterono in questo deserto: fra di loro tanti compagni d'armi, tanti amici cari della mia gioventù che non sono tornati.
In migliaia caddero in questa battaglia, in migliaia vennero fatti prigionieri; per anni i resti straziati vennero cercati nel deserto e ricomposti con pietà cristiana. oggi molti dei caduti di El Alamein hanno un nome. Un grazie di tutti gli italiani a coloro che si dedicarono a questa pietosa opera.
A distanza di cinquant'anni è difficile immaginare che la migliore gioventù d'Italia, di Germania, del Regno Unito e del Commonwealth si sia affrontata e duramente combattuta in queste pietraie, su queste sabbie; che la vita di migliaia di quei giovani sia stata stroncata in questo deserto. Eppure, questa lotta fratricida avvenne.
E' un conforto essere in questo luogo all'inizio di un nuovo secolo, di un nuovo millennio che si apre con prospettive tanto diverse per l'Europa ed il suo futuro: i nemici di ieri sono oggi uniti in uno straordinario ed unico progetto di civiltà e di pace.
I morti - tanto meno coloro che affrontano la morte per seguire la voce dell'onore, della lealtà, del dovere - non muoiono mai. i soldati caduti ad El Alamein - avvolti dal silenzio del deserto - continueranno a vivere nella memoria di tutti gli italiani. Li ricordiamo con il pianto nel cuore. e tanto più forte si fa in noi l'impegno a consolidare e accelerare l'unione europea e estendere la pace oltre i confini dell'unione stessa: innanzitutto nei Balcani e nel Mediterraneo.
Alla Vigilia di Natale visitai le truppe italiane nel Kosovo che collaborano in comunione d'intenti con i contingenti britannici e tedeschi per riportare la pace in quelle terre. Sono il simbolo più significativo, perché concreto, operativo, del superamento delle lotte fratricide in Europa. Possiamo guardare con fiducia al futuro della nostra patria; abbiamo chiaro l'impegno cui volgere tutte le nostre forze.