Incontro del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con una delegazione dell'Associazione nazionale statistici in occasione del 50° anniversario di costituzione dell'ANASTAT
Ho ascoltato il Presidente con attenzione, naturalmente non sono in grado di rispondere nelle tematiche specifiche che egli ha evocato.
Posso solamente dire che non mi preoccuperei tanto del fatto che ci siano tanti laureati in statistica che non fanno gli statistici e che la laurea, in fondo, è una maniera di specializzarsi, che, poi, permette a noi stessi di inserirsi anche in altre professioni, Spesso gli studenti si iscrivono a statistica invece che ad economia solo perché statistica è meno frequentata e quindi c'è un rapporto più stretto tra studenti e docenti. Quindi non mi preoccupa tanto che di fronte al totale degli iscritti in Statistica gli occupati in attività statistiche siano, forse, più o meno il 20%.
La questione importante è che sia ben chiara quale debba essere la funzione dello statistico. E, quindi, bisogna stabilire i confini tra la statistica e le altre attività.
E' quindi indispensabile che i singoli Comuni, le singole Province, le singole Regioni e i loro uffici organizzino i loro rapporti fra le loro autonomie locali e il loro inserimento in un sistema nazionale statistico che oggi sempre più si proietta verso un sistema statistico europeo. Ricordo bene infatti quando svolgevo altre funzioni, l'importanza crescente che rivestiva l'Eurostat in Europa e tutti i suoi collegamenti con i vari Istituti Statistici nazionali.
Al proprio interno ogni Nazione si organizzi al meglio nelle relazioni fra uffici locali, territoriali e centro; questo è l'aspetto che riguarda ogni struttura di una qualsiasi organizzazione ed è l'ossatura dei servizi statistici nazionali, sempre avendo presente il rispetto dei rapporti con le autonomie locali.
Vorrei, soprattutto, raccomandarvi di avere ben chiari, a mio avviso, l'importanza e i confini dell'attività dello statistico, che è fondamentale per la conoscenza. Difatti la rilevazione statistica è indispensabile per conoscere la realtà sotto ogni suo profilo, economico e sociale. Di qui la necessità, tra coloro che sono addetti alle rilevazioni dei dati, di una forte deontologia professionale, cioè della consapevolezza di sentire la responsabilità di preservare l'autonomia e l'indipendenza della propria funzione, non assoggettando la statistica a interessi di parte, economici o politici o di altro del genere.
Però, al tempo stesso, è bene prefissarsi dei confini: chi fa lo statistico non faccia altro, non deve anche diventare l'interprete e l'analista dei dati statistici, perché è una funzione che compete ad altri. In questo campo vi deve essere una distinzione netta.
L'utilizzatore deve essere in grado di conoscere metodologie e criteri delle rilevazioni dei dati, per poterli bene interpretare. Ma deve essere diverso da colui che fa la rilevazione, perché chi fa la rilevazione è altro dall'interprete, dal commentatore e dall'utilizzatore del dato statistico. E' una distinzione ben netta cui mi sono sempre ispirato. So benissimo che non si può utilizzare un dato statistico se non si sa come sia stato costruito, o come sia stato rilevato e come sia ponderato.
Ad esempio, nel caso della rilevazione dei dati sull'indice della produzione industriale, il dato poteva essere bene interpretato se si era a conoscenza sia di tutte le relative ponderazioni, sia della conoscenza della rilevazione di base per poter valutare correttamente come era stata messa insieme e come veniva aggregata, qual era il peso di un tipo di produzione rispetto all'altro e così via. Solo allora poteva dirsi che quella rilevazione era stata interpretata bene sia sotto il profilo territoriale che settoriale.
La mia raccomandazione è questa: di salvaguardare da parte vostra l'autonomia, l'indipendenza del vostro lavoro. Certamente anche i settoriali possono stilare delle statistiche per il loro interno, però non possono far fare statistiche della produzione industriale alla Confindustria, per definizione. E così bisogna tener presente in tutti i vari settori l'importanza di questo iter. E quindi salvaguardarlo ribadendo la propria autonomia, indipendenza e la deontologia professionale.
Con questo credo che nessuno possa disconoscere l'importanza dello statistico, e quanto sia fondamentale che abbia una profonda e adeguata preparazione di base, che gli permette di svolgere seriamente la professione di statistico.
Grazie e auguri a tutti.
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Posso solamente dire che non mi preoccuperei tanto del fatto che ci siano tanti laureati in statistica che non fanno gli statistici e che la laurea, in fondo, è una maniera di specializzarsi, che, poi, permette a noi stessi di inserirsi anche in altre professioni, Spesso gli studenti si iscrivono a statistica invece che ad economia solo perché statistica è meno frequentata e quindi c'è un rapporto più stretto tra studenti e docenti. Quindi non mi preoccupa tanto che di fronte al totale degli iscritti in Statistica gli occupati in attività statistiche siano, forse, più o meno il 20%.
La questione importante è che sia ben chiara quale debba essere la funzione dello statistico. E, quindi, bisogna stabilire i confini tra la statistica e le altre attività.
E' quindi indispensabile che i singoli Comuni, le singole Province, le singole Regioni e i loro uffici organizzino i loro rapporti fra le loro autonomie locali e il loro inserimento in un sistema nazionale statistico che oggi sempre più si proietta verso un sistema statistico europeo. Ricordo bene infatti quando svolgevo altre funzioni, l'importanza crescente che rivestiva l'Eurostat in Europa e tutti i suoi collegamenti con i vari Istituti Statistici nazionali.
Al proprio interno ogni Nazione si organizzi al meglio nelle relazioni fra uffici locali, territoriali e centro; questo è l'aspetto che riguarda ogni struttura di una qualsiasi organizzazione ed è l'ossatura dei servizi statistici nazionali, sempre avendo presente il rispetto dei rapporti con le autonomie locali.
Vorrei, soprattutto, raccomandarvi di avere ben chiari, a mio avviso, l'importanza e i confini dell'attività dello statistico, che è fondamentale per la conoscenza. Difatti la rilevazione statistica è indispensabile per conoscere la realtà sotto ogni suo profilo, economico e sociale. Di qui la necessità, tra coloro che sono addetti alle rilevazioni dei dati, di una forte deontologia professionale, cioè della consapevolezza di sentire la responsabilità di preservare l'autonomia e l'indipendenza della propria funzione, non assoggettando la statistica a interessi di parte, economici o politici o di altro del genere.
Però, al tempo stesso, è bene prefissarsi dei confini: chi fa lo statistico non faccia altro, non deve anche diventare l'interprete e l'analista dei dati statistici, perché è una funzione che compete ad altri. In questo campo vi deve essere una distinzione netta.
L'utilizzatore deve essere in grado di conoscere metodologie e criteri delle rilevazioni dei dati, per poterli bene interpretare. Ma deve essere diverso da colui che fa la rilevazione, perché chi fa la rilevazione è altro dall'interprete, dal commentatore e dall'utilizzatore del dato statistico. E' una distinzione ben netta cui mi sono sempre ispirato. So benissimo che non si può utilizzare un dato statistico se non si sa come sia stato costruito, o come sia stato rilevato e come sia ponderato.
Ad esempio, nel caso della rilevazione dei dati sull'indice della produzione industriale, il dato poteva essere bene interpretato se si era a conoscenza sia di tutte le relative ponderazioni, sia della conoscenza della rilevazione di base per poter valutare correttamente come era stata messa insieme e come veniva aggregata, qual era il peso di un tipo di produzione rispetto all'altro e così via. Solo allora poteva dirsi che quella rilevazione era stata interpretata bene sia sotto il profilo territoriale che settoriale.
La mia raccomandazione è questa: di salvaguardare da parte vostra l'autonomia, l'indipendenza del vostro lavoro. Certamente anche i settoriali possono stilare delle statistiche per il loro interno, però non possono far fare statistiche della produzione industriale alla Confindustria, per definizione. E così bisogna tener presente in tutti i vari settori l'importanza di questo iter. E quindi salvaguardarlo ribadendo la propria autonomia, indipendenza e la deontologia professionale.
Con questo credo che nessuno possa disconoscere l'importanza dello statistico, e quanto sia fondamentale che abbia una profonda e adeguata preparazione di base, che gli permette di svolgere seriamente la professione di statistico.
Grazie e auguri a tutti.
Diario storico
Incontro con una delegazione dell'Associazione Nazionale Statistici, in occasione del 50° anniversario di costituzione dell'ANASTATIntervento del Presidente della Repubblica, in forma strettamente privata, alla rappresentazione de "La Vedova Socrate", di Franca Valeri, Roma, Piccolo Eliseo
Impegni del Presidente della Repubblica