Incontro del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con il presidente e una delegazione dell'Associazione italiana ciechi di guerra
Caro Presidente,
Cari amici,
grazie per l'indirizzo di saluto che mi è stato rivolto, che condivido pienamente. Lo condivido per quel sentimento profondo che lo pervade, cioè quello della nostra azione per la pace, per la fratellanza nel mondo, affinché la nostra patria sia sempre portatrice di pace.
Abbiamo attraversato e stiamo ancora vivendo un periodo non facile, ma ormai mi pare sia ben chiaro quale è la posizione del nostro Paese, della nostra Italia, nel rispetto sostanziale della propria Costituzione, che riflette i sentimenti profondi che ci hanno sempre animato.
Quindi con orgoglio rivendichiamo anche l'opera delle nostre Forze Armate, che è opera al servizio della pace, in missioni per la pace nelle varie parti del mondo, dalle più vicine come i Balcani, fino alla Somalia e attualmente sia in Afghanistan che in tante altre località del mondo, che vede impegnati ormai oltre diecimila nostri militari. Questo è il primo punto fondamentale.
Il secondo punto riguarda direttamente voi che avete perso la vista servendo la Patria, ma non avete perso il vostro inserimento nella società civile. Ecco questa è una caratteristica che accomuna tutti coloro, che indipendentemente dalle cause della loro cecità, hanno avuto questa menomazione: quella di rimanere inseriti nella società civile. E la società civile deve fare il possibile - e credo che in parte lo stia facendo - perché coloro che hanno perso la vista si sentano parte attiva della società civile.
Voi - ovviamente i più anziani hanno attualmente cessato il servizio per motivi di età - avete continuato a svolgere la vostra attività, e ricordo come - da parte di coloro che hanno perso la vista - quanta particolare professionalità hanno espletato alcune funzioni importanti verso la società civile.
Voi che avete perso la vista per eventi bellici giustamente vi siete voluti associare in un organismo che vi offre anche la possibilità di meglio rappresentare le vostre giuste esigenze. A cominciare da quella, che qui è stata ricordata, dell'opera degli accompagnatori. Su questo punto mi sembra che siano stati compiuti notevoli passi in avanti, anche in tempi recenti, avendo stabilito un assegno, che sicuramente desideriamo e auspichiamo possa essere sempre più adeguato nei confronti di coloro che non possono usufruire o non ritengono di usufruire di accompagnatori.
Comprendo pure i problemi che emergono oggi con il passaggio dal servizio militare obbligatorio al servizio volontario, e quindi di come questa innovazione voi la sentite non del tutto indifferente dall'avere un accompagnatore militare rispetto a uno civile. Indubbiamente soprattutto per quelli tra voi che hanno rivestito per lunghi anni e valorosamente la divisa militare, fa particolare piacere vedere assegnato un accompagnatore che vesta la divisa militare.
Bisogna prendere atto di questa nuova realtà e siccome, grazie a Dio, oggi c'è nel nostro Paese un crescente sentimento, anche nei giovani, verso le attività di volontariato, occorre far sì che anche in questa forma di accompagnatore civile sia garantito e assicurato quel necessario sostegno che giustamente vi compete.
Ma quello che ritengo sia l'aspetto più importante è che voi siate animati dall'orgoglio e dalla consapevolezza di appartenere a una comunità, come quella della nostra Italia, e che questo sentimento di orgoglio unito alla coscienza della nostra italianità lo sentiate nel profondo del cuore, come d'altronde è inciso sul vostro monumento inaugurato due anni fa a San Donà del Piave. Dove si afferma la coscienza di questa eredità storica che ha radici antiche, ma che si caratterizza in una continuità più profonda, che va dal Risorgimento ad oggi, che ci accomuna nella volontà di vedere la nostra Italia libera e unita.
Con questi sentimenti vi saluto, rinnovandovi il mio piacere di avervi incontrato qui al Quirinale e vi rivolgo i più affettuosi auguri. E un particolare saluto rivolgo ai più anziani di voi, a coloro che hanno avuto la opportunità di condividere quelle esperienze giovanili che ci hanno profondamente segnato, ma che al tempo stesso, ci hanno fortemente maturato. Grazie a tutti quanti e soprattutto a Lei Presidente.
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Cari amici,
grazie per l'indirizzo di saluto che mi è stato rivolto, che condivido pienamente. Lo condivido per quel sentimento profondo che lo pervade, cioè quello della nostra azione per la pace, per la fratellanza nel mondo, affinché la nostra patria sia sempre portatrice di pace.
Abbiamo attraversato e stiamo ancora vivendo un periodo non facile, ma ormai mi pare sia ben chiaro quale è la posizione del nostro Paese, della nostra Italia, nel rispetto sostanziale della propria Costituzione, che riflette i sentimenti profondi che ci hanno sempre animato.
Quindi con orgoglio rivendichiamo anche l'opera delle nostre Forze Armate, che è opera al servizio della pace, in missioni per la pace nelle varie parti del mondo, dalle più vicine come i Balcani, fino alla Somalia e attualmente sia in Afghanistan che in tante altre località del mondo, che vede impegnati ormai oltre diecimila nostri militari. Questo è il primo punto fondamentale.
Il secondo punto riguarda direttamente voi che avete perso la vista servendo la Patria, ma non avete perso il vostro inserimento nella società civile. Ecco questa è una caratteristica che accomuna tutti coloro, che indipendentemente dalle cause della loro cecità, hanno avuto questa menomazione: quella di rimanere inseriti nella società civile. E la società civile deve fare il possibile - e credo che in parte lo stia facendo - perché coloro che hanno perso la vista si sentano parte attiva della società civile.
Voi - ovviamente i più anziani hanno attualmente cessato il servizio per motivi di età - avete continuato a svolgere la vostra attività, e ricordo come - da parte di coloro che hanno perso la vista - quanta particolare professionalità hanno espletato alcune funzioni importanti verso la società civile.
Voi che avete perso la vista per eventi bellici giustamente vi siete voluti associare in un organismo che vi offre anche la possibilità di meglio rappresentare le vostre giuste esigenze. A cominciare da quella, che qui è stata ricordata, dell'opera degli accompagnatori. Su questo punto mi sembra che siano stati compiuti notevoli passi in avanti, anche in tempi recenti, avendo stabilito un assegno, che sicuramente desideriamo e auspichiamo possa essere sempre più adeguato nei confronti di coloro che non possono usufruire o non ritengono di usufruire di accompagnatori.
Comprendo pure i problemi che emergono oggi con il passaggio dal servizio militare obbligatorio al servizio volontario, e quindi di come questa innovazione voi la sentite non del tutto indifferente dall'avere un accompagnatore militare rispetto a uno civile. Indubbiamente soprattutto per quelli tra voi che hanno rivestito per lunghi anni e valorosamente la divisa militare, fa particolare piacere vedere assegnato un accompagnatore che vesta la divisa militare.
Bisogna prendere atto di questa nuova realtà e siccome, grazie a Dio, oggi c'è nel nostro Paese un crescente sentimento, anche nei giovani, verso le attività di volontariato, occorre far sì che anche in questa forma di accompagnatore civile sia garantito e assicurato quel necessario sostegno che giustamente vi compete.
Ma quello che ritengo sia l'aspetto più importante è che voi siate animati dall'orgoglio e dalla consapevolezza di appartenere a una comunità, come quella della nostra Italia, e che questo sentimento di orgoglio unito alla coscienza della nostra italianità lo sentiate nel profondo del cuore, come d'altronde è inciso sul vostro monumento inaugurato due anni fa a San Donà del Piave. Dove si afferma la coscienza di questa eredità storica che ha radici antiche, ma che si caratterizza in una continuità più profonda, che va dal Risorgimento ad oggi, che ci accomuna nella volontà di vedere la nostra Italia libera e unita.
Con questi sentimenti vi saluto, rinnovandovi il mio piacere di avervi incontrato qui al Quirinale e vi rivolgo i più affettuosi auguri. E un particolare saluto rivolgo ai più anziani di voi, a coloro che hanno avuto la opportunità di condividere quelle esperienze giovanili che ci hanno profondamente segnato, ma che al tempo stesso, ci hanno fortemente maturato. Grazie a tutti quanti e soprattutto a Lei Presidente.
Diario storico
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