Visita di Stato del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in Bosnia-Erzegovina. Cerimonia del taglio della prima pietra per i lavori di ricostruzione del Ponte di Mostar
Signor Presidente della Presidenza Tripartita di Bosnia-Erzegovina,
Signor Sindaco,
Signor Vicesindaco,
Signor Alto Rappresentante,
Cittadini e cittadine di Mostar,
Vi ringrazio per il vostro benvenuto. Sono lieto di tornare nella Bosnia-Erzegovina e di compiere la mia ottava visita in una regione la cui stabilità ed il cui progresso, civile e materiale, sono essenziali per l'Italia e per l'Europa.
La distruzione nel 1993 del ponte di Mostar, capolavoro dell'architettura islamica del XVI secolo, fu un'offesa ai nostri comuni valori culturali e ad un patrimonio che, in questa regione, costituisce una eredità comune.
Quell'atto barbaro così come la distruzione in Afghanistan delle grandi statue di Buddha ci ammoniscono che, senza valori etici e culturali, l'esperienza umana cade nelle tenebre.
Oggi, l'avvio della ricostruzione di questo ponte ci rincuora sull'impegno della comunità internazionale e soprattutto sulla volontà delle etnie musulmane, croate e serbe di vivere insieme.
La Bosnia-Erzegovina è a un crocevia.
Importanti progressi sono stati compiuti dalla firma degli Accordi di Dayton, per consolidare lo Stato democratico e una effettiva cooperazione interetnica. Ma sappiamo tutti che non basta: la certezza del diritto, la tutela delle minoranze, la lotta contro la criminalità richiedono un autentico slancio ideale e politico.
L'ammissione della Bosnia-Erzegovina al Consiglio d'Europa, sostenuta con determinazione dall'Italia, non è un punto d'arrivo. E' uno sprone a considerare la difesa della democrazia e il rispetto della dignità della persona umana un impegno quotidiano. La piena condivisione di questi valori è precondizione per avviare il negoziato per l'Accordo di Associazione e Stabilizzazione con l'Unione Europea e per creare una connessione duratura fra progresso economico, diritti umani, democrazia.
La presenza odierna qui a Mostar, insieme ai rappresentanti dei Paesi donatori, delle Nazioni Unite, dell'Unione Europea, della Banca Mondiale, dell'UNESCO, del Patto di Stabilità e dell'OSCE dimostra l'efficacia dell'impegno, tanto più effettivo quanto più sinergico, della Comunità internazionale.
Mi rivolgo direttamente a Voi, cittadini e cittadine di Mostar e della Bosnia-Erzegovina: Vi sappiamo parte dell'Europa; Vi vogliamo in Europa: altrimenti non saremmo qui.
Ma aiuti esterni non potranno mai sostituirsi alla buona volontà dei protagonisti, cioè di Voi; la Bosnia-Erzegovina e i Paesi di quest'area diventeranno parte integrante dell'Europa se compiranno uno sforzo deciso nella volontà di vivere, lavorare insieme, collaborare.
Il ruolo della Forza Internazionale di Pace non potrà durare all'infinito; la contraddizione fra la vocazione europea così frequentemente conclamata e la perdurante difficoltà di progredire, se non in presenza di un meccanismo di protezione esterno, dovrà pur essere superata.
Non vi può essere progresso duraturo senza istituzioni funzionali, dialettica democratica, collaborazione interetnica, rispetto dei confini fra i Paesi della regione ma, soprattutto, senza la volontà di appartenenza ad uno spazio civile europeo, senza la condivisione piena dello spirito che anima l'integrazione europea.
Per troppo tempo il nazionalismo e il totalitarismo sono stati la rovina dell'Europa intera.
Un grande narratore proveniente da questa terra, Ivo Andric scrisse: "I ponti sono simbolo dell'eterno e mai soddisfatto desiderio dell'uomo di collegare, pacificare e unire tutto ciò che appare davanti al nostro spirito, ai nostri occhi, ai nostri piedi, perché non ci siano divisioni, contrasti, separazioni".
Quei ponti evocati da Andric costituiscono il motivo dominante delle immagini che contraddistinguono le banconote euro.
Con oggi il ponte di Mostar torna ad essere simbolo dei valori della civiltà europea, una civiltà ricca di tradizioni plurime e di un sentire comune ispirato ai valori della libertà e dei diritti fondamentali della persona.
Con questi sentimenti, Vi rivolgo gli auguri più fervidi e più sentiti del popolo italiano.
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Signor Sindaco,
Signor Vicesindaco,
Signor Alto Rappresentante,
Cittadini e cittadine di Mostar,
Vi ringrazio per il vostro benvenuto. Sono lieto di tornare nella Bosnia-Erzegovina e di compiere la mia ottava visita in una regione la cui stabilità ed il cui progresso, civile e materiale, sono essenziali per l'Italia e per l'Europa.
La distruzione nel 1993 del ponte di Mostar, capolavoro dell'architettura islamica del XVI secolo, fu un'offesa ai nostri comuni valori culturali e ad un patrimonio che, in questa regione, costituisce una eredità comune.
Quell'atto barbaro così come la distruzione in Afghanistan delle grandi statue di Buddha ci ammoniscono che, senza valori etici e culturali, l'esperienza umana cade nelle tenebre.
Oggi, l'avvio della ricostruzione di questo ponte ci rincuora sull'impegno della comunità internazionale e soprattutto sulla volontà delle etnie musulmane, croate e serbe di vivere insieme.
La Bosnia-Erzegovina è a un crocevia.
Importanti progressi sono stati compiuti dalla firma degli Accordi di Dayton, per consolidare lo Stato democratico e una effettiva cooperazione interetnica. Ma sappiamo tutti che non basta: la certezza del diritto, la tutela delle minoranze, la lotta contro la criminalità richiedono un autentico slancio ideale e politico.
L'ammissione della Bosnia-Erzegovina al Consiglio d'Europa, sostenuta con determinazione dall'Italia, non è un punto d'arrivo. E' uno sprone a considerare la difesa della democrazia e il rispetto della dignità della persona umana un impegno quotidiano. La piena condivisione di questi valori è precondizione per avviare il negoziato per l'Accordo di Associazione e Stabilizzazione con l'Unione Europea e per creare una connessione duratura fra progresso economico, diritti umani, democrazia.
La presenza odierna qui a Mostar, insieme ai rappresentanti dei Paesi donatori, delle Nazioni Unite, dell'Unione Europea, della Banca Mondiale, dell'UNESCO, del Patto di Stabilità e dell'OSCE dimostra l'efficacia dell'impegno, tanto più effettivo quanto più sinergico, della Comunità internazionale.
Mi rivolgo direttamente a Voi, cittadini e cittadine di Mostar e della Bosnia-Erzegovina: Vi sappiamo parte dell'Europa; Vi vogliamo in Europa: altrimenti non saremmo qui.
Ma aiuti esterni non potranno mai sostituirsi alla buona volontà dei protagonisti, cioè di Voi; la Bosnia-Erzegovina e i Paesi di quest'area diventeranno parte integrante dell'Europa se compiranno uno sforzo deciso nella volontà di vivere, lavorare insieme, collaborare.
Il ruolo della Forza Internazionale di Pace non potrà durare all'infinito; la contraddizione fra la vocazione europea così frequentemente conclamata e la perdurante difficoltà di progredire, se non in presenza di un meccanismo di protezione esterno, dovrà pur essere superata.
Non vi può essere progresso duraturo senza istituzioni funzionali, dialettica democratica, collaborazione interetnica, rispetto dei confini fra i Paesi della regione ma, soprattutto, senza la volontà di appartenenza ad uno spazio civile europeo, senza la condivisione piena dello spirito che anima l'integrazione europea.
Per troppo tempo il nazionalismo e il totalitarismo sono stati la rovina dell'Europa intera.
Un grande narratore proveniente da questa terra, Ivo Andric scrisse: "I ponti sono simbolo dell'eterno e mai soddisfatto desiderio dell'uomo di collegare, pacificare e unire tutto ciò che appare davanti al nostro spirito, ai nostri occhi, ai nostri piedi, perché non ci siano divisioni, contrasti, separazioni".
Quei ponti evocati da Andric costituiscono il motivo dominante delle immagini che contraddistinguono le banconote euro.
Con oggi il ponte di Mostar torna ad essere simbolo dei valori della civiltà europea, una civiltà ricca di tradizioni plurime e di un sentire comune ispirato ai valori della libertà e dei diritti fondamentali della persona.
Con questi sentimenti, Vi rivolgo gli auguri più fervidi e più sentiti del popolo italiano.