Visita del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in Bosnia Erzegovina. Saluto al contingente italiano della SFOR
E' la quarta volta che incontro personale militare e civile impegnato in difficili e rischiose missioni all'estero. Mi rivolgo a voi, così come alle truppe incontrate in Albania, nel giugno scorso, nel Kossovo alla vigilia di Natale e al contingente rientrato da Timor Est in marzo, con piena consapevolezza del vostro impegno e con vivo apprezzamento per la vostra opera. Uguale apprezzamento rivolgo a tutti gli italiani che nell'ambito di diversi organismi e responsabilità, operano in Bosnia Erzegovina. Ho incontrato qualche giorno fa, a Roma, il Comandante Supremo Alleato in Europa, Generale Wesley Clark, che mi ha manifestato la sua stima per le Forze Armate italiane impegnate nei Balcani con accenti così sinceri e motivati, che mi hanno colpito.
La qualità del vostro contributo a garanzia della pacifica convivenza fra i popoli di Bosnia, sottolinea che l'Italia appartiene ormai a quella ristretta cerchia di Paesi che rendono possibile il successo delle operazioni per il mantenimento della pace. Questo ruolo è ormai parte costitutiva della identità delle Forze Armate italiane. Conseguirà nel prossimo futuro ulteriori perfezionamenti anche il rafforzamento della integrazione fra le Forze Armate europee
In Bosnia come nel Kossovo voi collaborate allo stabilimento della pace, al futuro dell'Europa, alla saldezza dell'Alleanza Atlantica. La nostra presenza, ormai da diversi anni in Bosnia Erzegovina e più di recente nel Kossovo, assieme a quella delle Forze di Pace dell'Alleanza Atlantica e di molti altri Paesi, nel quadro delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, consolida la stabilità, pone le premesse perché possano edificarsi solide e durevoli fondamenta alla coesistenza civile.
Il miglioramento delle condizioni di sicurezza in questa area ha consentito, di recente, una prima riduzione della presenza militare. Tuttavia bisognerà ancora a lungo e intensamente adoperarsi per il consolidamento di una Bosnia-Erzegovina che garantisca, a tutte le sue componenti, condizioni di sicurezza e di convivenza pacifica.
L'Italia, l'Unione Europea, la Comunità internazionale stanno sviluppando un impegno importante per la rinascita e la ricostruzione della Bosnia. Ma è essenziale che anche le forze politiche locali operino attivamente per sviluppare uno spirito di concordia fra le diverse etnie. Noi abbiamo saputo superare risentimenti atavici in questa Europa, un tempo martoriata dalla guerra: lo stesso deve avvenire in questa regione.
Sappiamo che in Bosnia come nel Kossovo e, più in generale, nella penisola balcanica, l'Unione Europea, dopo avere superato unita la prova dell'intervento armato, dovrà dimostrare la sua capacità di contribuire a creare condizioni di stabilità politica e di progresso economico. I pericoli di guerra non potranno dirsi definitamente scongiurati, finché tutti i popoli balcanici non saranno liberamente associati alla "pace europea".
L'Italia - e io sono qui per attestarvelo - è orgogliosa dei propri figli che a quest'opera danno un importante contributo di professionalità e di umanità.
Viva l'Italia, viva le Forze Armate italiane.
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La qualità del vostro contributo a garanzia della pacifica convivenza fra i popoli di Bosnia, sottolinea che l'Italia appartiene ormai a quella ristretta cerchia di Paesi che rendono possibile il successo delle operazioni per il mantenimento della pace. Questo ruolo è ormai parte costitutiva della identità delle Forze Armate italiane. Conseguirà nel prossimo futuro ulteriori perfezionamenti anche il rafforzamento della integrazione fra le Forze Armate europee
In Bosnia come nel Kossovo voi collaborate allo stabilimento della pace, al futuro dell'Europa, alla saldezza dell'Alleanza Atlantica. La nostra presenza, ormai da diversi anni in Bosnia Erzegovina e più di recente nel Kossovo, assieme a quella delle Forze di Pace dell'Alleanza Atlantica e di molti altri Paesi, nel quadro delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, consolida la stabilità, pone le premesse perché possano edificarsi solide e durevoli fondamenta alla coesistenza civile.
Il miglioramento delle condizioni di sicurezza in questa area ha consentito, di recente, una prima riduzione della presenza militare. Tuttavia bisognerà ancora a lungo e intensamente adoperarsi per il consolidamento di una Bosnia-Erzegovina che garantisca, a tutte le sue componenti, condizioni di sicurezza e di convivenza pacifica.
L'Italia, l'Unione Europea, la Comunità internazionale stanno sviluppando un impegno importante per la rinascita e la ricostruzione della Bosnia. Ma è essenziale che anche le forze politiche locali operino attivamente per sviluppare uno spirito di concordia fra le diverse etnie. Noi abbiamo saputo superare risentimenti atavici in questa Europa, un tempo martoriata dalla guerra: lo stesso deve avvenire in questa regione.
Sappiamo che in Bosnia come nel Kossovo e, più in generale, nella penisola balcanica, l'Unione Europea, dopo avere superato unita la prova dell'intervento armato, dovrà dimostrare la sua capacità di contribuire a creare condizioni di stabilità politica e di progresso economico. I pericoli di guerra non potranno dirsi definitamente scongiurati, finché tutti i popoli balcanici non saranno liberamente associati alla "pace europea".
L'Italia - e io sono qui per attestarvelo - è orgogliosa dei propri figli che a quest'opera danno un importante contributo di professionalità e di umanità.
Viva l'Italia, viva le Forze Armate italiane.