Rio de Janeiro: brindisi alla colazione offerta dal Vicepresidente del Brasile Marco Maciel
Signor Vice Presidente, Signora Maciel Signore e Signori,
La ringrazio delle Sue parole di benvenuto. Giungo in Brasile con grandi attese e sincero entusiasmo. Sono lieto e onorato di rappresentare l'Italia nel festeggiare il cinquecentesimo anniversario della scoperta del Brasile.
Questo è il mio primo viaggio oltreoceano da Capo dello Stato, ma è anche la prima volta che visito questa terra lontana geograficamente eppure così vicina all'Italia e all'Europa per tenacia dei legami di sangue e di civiltà. Nei prossimi giorni farò anch'io la mia personale scoperta di questo grande Paese, che evoca i grandi orizzonti e il dinamismo del Nuovo Mondo e il fascino di una cultura che ha trovato unicità nella varietà.
Ne ho già avuto un'anticipazione nell'arrivo a Rio e nella parata navale che mi ha accolto stamane nella baia di Guanabara.
Arrivo fra voi con la coscienza di non essere straniero in un Paese dove così' forte è l'impronta delle radici in comune col Vecchio Mondo. Per secoli il Brasile ha accolto milioni di italiani e di europei con la promessa di un nuovo futuro, e non li ha delusi. Ha anche aperto loro le porte di una identità nazionale che si andava formando, e di una cultura in cerca di stimoli vitali. Italia e Europa sono rimaste presenti nella vita e nella crescita del Brasile contemporaneo.
Il cinquecentesimo anniversario è anche una grande occasione per celebrare anche il patrimonio comune dei nostri due Paesi, rappresentato oggi dai 25 milioni di brasiliani che amano dirsi italiani. La loro presenza, il loro attaccamento alle origini, il loro orgoglio di italianità, basterebbero a garantire solidità di relazioni bilaterali e amicizia non effimera. Ne deluderemmo tuttavia le attese più profonde se ci accontentassimo dell'esistente.
Non sono qui soltanto a causa dei legami che ci uniscono; sono qui in vista di quelli che ci uniranno. Sono qui per portarvi un messaggio su quanto di nuovo possiamo costruire nel nuovo millennio, nei prossimi cinquecento anni di storia del Brasile. E sono convinto che l'invito del Presidente Cardoso, che Ella ha rappresentato nel momento in cui ho simbolicamente toccato terra alla Base Navale di Rio, sia formulato nello stesso spirito e con lo stesso intento.
Forte delle radici comuni la collaborazione fra le nostre nazioni e fra i nostri popoli può guardare a nuovi traguardi nella scienza e nelle arti, nello sviluppo economico e sociale, nell'intesa politica sulle grandi sfide internazionali del momento. Possiamo aprire le porte alle iniziative italiane in Brasile e alle iniziative brasiliane in Italia. Insieme, possiamo essere alfieri dei valori umanistici e cristiani della comune civiltà latina e occidentale. Insieme, possiamo avvicinare Europa e America Latina. Insieme, possiamo lavorare alla difesa dell'ambiente, patrimonio di tutta l'umanità.
Signor Vice Presidente, i numerosi eventi e incontri del fitto programma che mi attende, e di cui apprezzo respiro e generoso senso di ospitalità, mi consentiranno di approfondire queste prospettive e dare concretezza alle opportunità di fare delle relazioni fra Italia e Brasile un modello per la comunità internazionale.
Questo mio viaggio intende essere una presa di coscienza e un impegno di quanto insieme possiamo e vogliamo fare.
Levo ora il calice al Suo benessere personale e della Signora Maciel, ai cinquecento anni del Brasile, agli italiani in Brasile e ai brasiliani tutti, ma soprattutto al futuro dell'amicizia fra i nostri due Paesi.