Bologna: incontro con il Comitato direttivo dell'Associazione di cultura e di politica "Il Mulino"
Desidero ringraziare per questo vostro saluto; non intendo certamente parlare a lungo, ma la visita al "Mulino" venendo a Bologna era un atto dovuto. "Il Mulino" è riuscito a diventare per il Paese una fonte inesauribile di pensiero e di impegno politico, politico inteso nel senso più ampio della parola.
Voi, come è stato ora detto, non avete fatto un "cenacolo", avete fatto un laboratorio, che ha prodotto, che si è ampliato, nel senso che è stato capace di diffondere, l'impegno che era in voi, a una platea sempre più ampia.
Oggi "Il Mulino" è una parte viva di questa città così intrisa di cultura, ma è una parte viva dell'intero Paese, come, vorrei aggiungere, lo è Bologna per l'intera cultura italiana ed europea.
Questa vostra capacità di applicarvi ai problemi, di elaborarli e di dare loro approfondimento e diffusione, sia attraverso la rivista, sia attraverso la discussione questa vostra apertura a chiunque voglia aprire un dialogo con voi, permette di guardare, anche nella prospettiva degli anni futuri a quello che "Il Mulino" potrà continuare a rappresentare per la vita democratica del Paese.
Il vostro impegno è stato soprattutto un impegno civile più che un impegno di cultura tout court, cioè cultura intesa nel senso pieno della parola. E quindi qui si spiega anche questo intreccio stretto che vi è fra ciascuno di voi e il mondo dell'impegno politico e amministrativo.
Ho conosciuto "Il Mulino" forse soprattutto attraverso colui che oggi non è qui presente con noi, attraverso Nino Andreatta. Tutti noi speriamo che quello che può apparire alla luce della scienza quasi impossibile, si avveri.
Questa vostra capacità anche di anticipare i problemi, nel senso di accorgervi della loro rilevanza in prospettiva e quindi di svolgere un'azione di preparazione, è certamente uno degli elementi del "Mulino", cioè "Il Mulino", visto non come elemento solamente di studio del passato e quasi quindi di conservazione, pure importante, della cultura; ma visto in questa chiave di capacità di sentire i problemi che montano nel Paese.
Secondo me questo spiega anche questo vostro rapporto con la vita delle istituzioni, alla quale dedicate impegno sia sul piano strettamente scientifico-istituzionale - e ho apprezzato in particolare i riferimenti che sono stati fatti proprio agli aspetti costituzionali della nostra vita pubblica - sia perché riuscite a sentire quello che sta per nascere.
Avete questa doppia capacità: cioè di conoscenza e di previsione, a differenza forse anche di altre realtà culturali del nostro Paese.
Credo che l'unica pubblicazione sotto il mio nome - ho fatto tanti discorsi, tanti interventi, non ho mai scritto un libro, neanche quello è un libro - sia uscita per i tipi de "Il Mulino". E feci volentieri quella raccolta di scritti del mio anno di governo del Paese, con l'aiuto di uno di voi, anche perché pensavo che quella esperienza di governo, breve ma intensa, in qualche modo potesse, presentandola al Paese, aiutare a maturare i tempi della cosiddetta "seconda Repubblica", aiutare la maturazione del periodo di transizione, forse troppo lungo, che stiamo attraversando. Cioè la ricerca di concepire e praticare un metodo di governo che ci poteva liberare di alcune sovrastrutture, chiamiamole così, che nel tempo si erano formate.
E' con questi sentimenti che oggi sono qui, convinto che - ripeto, come ho detto all'inizio - era un atto dovuto; dovuto non formalmente ma sostanzialmente a quello che voi rappresentate per il progresso civile del nostro Paese.
Grazie e auguri perché continuiate questa opera.