Amministrazione dei beni demaniali già di dotazione della corona, Commissario del Governo
Con D.L.P. 19 giu. 1946, n. 3, viene soppresso il Ministero della Real casa. Da tale data fino al 1948, l'amministrazione del Palazzo, delle opere d'arte e di tutti i beni già in dotazione della Corona, nonché dei servizi del soppresso Ministero della Real casa, è affidata a un Commissario del Governo che così organizza i servizi: Direttore generale, Ispettore generale, Divisione I-Gabinetto e Segreteria, Divisione II-Personale, Divisione III-Amministrazione, Divisione IV-Ragioneria, Divisione V-Beneficenza, Divisione VI-Gestione tenute; Ufficio tecnico, Ufficio sanitario, Ufficio cacce, Ufficio scuderie e automobili, Intendenza del Quirinale, uffici staccati a Torino e Pisa. Il Commissario rende conto al Capo del Governo, restando esclusa ogni ingerenza degli Uffici del Capo provvisorio dello Stato nella gestione commissariale. Secondo il Capo provvisorio dello Stato ogni deliberazione in merito alla destinazione dei beni già costituenti la dotazione della Corona spetta all'Assemblea costituente o al Parlamento. Le funzioni del Commissario cessano con l'entrata in vigore della L. 9 ago. 1948, n. 1077, relativa alla determinazione dell'assegno e della dotazione del Presidente della Repubblica e all'istituzione del Segretariato generale. La carica di Commissario è affidata al Consigliere di Stato Pietro Baratono; al Baratono, deceduto nel gennaio 1948, succede l'avv. Luigi Peano. Un precedente di gestione commissariale si era avuto durante l'occupazione tedesca a Roma, tra il 25 marzo e l'8 maggio 1944: in assenza del sovrano e del Governo, all'epoca trasferiti a Salerno, era stato conferito al Vice Governatore di Roma Leonida Macciotta l'incarico di Commissario del Governo per la gestione dei beni demaniali in dotazione della Corona. Il re Umberto II, pochi giorni prima della proclamazione dei risultati del referendum istituzionale, aveva consegnato i gioielli della Corona alla Banca d'Italia, ove sono tuttora conservati. Lasciando il Quirinale, in partenza per l'esilio, Umberto II scioglie il corpo dei Carabinieri guardie del re dal giuramento di fedeltà alla sua persona. Sotto la denominazione di Squadrone carabinieri a cavallo, viene svolto il servizio di protezione e scorta al Capo provvisorio dello Stato.