"...Il 25 luglio 1943 non coincise purtroppo con la fine della guerra e del già lungo sacrificio. Il breve tempo che trascorse tra quel giorno e l'armistizio costituì la drammatica premessa di eventi, la cui dimensione superò ogni più fosca previsione..."
(ASPR, Intervento del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat in occasione del "Ventesimo anniversario della Liberazione", 9 maggio 1965)
Scenari italiani 1943. Guerra, Istituzioni, Società, Luoghi, Persone
Incontro di studio nel quadro delle iniziative dedicate a "1943-1944. Dallo sbarco in Sicilia alla liberazione di Roma". Ciclo di Seminari organizzati dall'Archivio storico della Presidenza della Repubblica
"...Gli avvenimenti, dei quali rivive oggi il ricordo alla luce del Campidoglio, segnarono, or fa un decennio, la ripresa del cammino risorgimentale della patria. Partecipo della rievocazione, mi associo con animo reverente all'omaggio reso alle memorie dei caduti e al tributo di gratitudine dovuto a tutti coloro che, nelle fila dell'esercito e nelle formazioni volontarie, com-batterono, soffersero e operarono nello spirito di quegli avvenimenti, nonché alle popolazioni inermi che tante vittime annoverarono nella comune lotta intesa a riaffermare - insieme con gli eterni ideali della libertà e della dignità umana - l'indipendenza del territorio nazionale conquistata a prezzo di così duri sacrifici. Voglia, La prego, Onorevole Presidente, rendersi interprete verso i convenuti dei sentimenti solidali del paese e miei personali..."
(ASPR, Messaggio del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Pella in occasione del X Anniversario della ripresa del cammino risorgimentale della Patria, Roma 12 settembre 1953)
"...Il 25 luglio 1943 non coincise purtroppo con la fine della guerra e del già lungo sacrificio. Il breve tempo che trascorse tra quel giorno e l'armistizio costituì la drammatica premessa di eventi, la cui dimensione superò ogni più fosca previsione. I nazisti, che avevano guardato l'Italia con costante sospetto, mostrarono il loro vero volto e, più tardi - con la complicità della cosiddetta repubblica sociale, convulso e tragico tentativo di rinascita del fascismo - estesero anche al nostro Paese già devastato dalla guerra il brutale disegno di distruzione e di morte...Se l'Italia ha potuto ritrovare la sua unità spirituale dal 25 luglio 1943 sino alla fine della guerra e partecipare eroicamente alla lotta comune, ciò è dovuto tanto a un risveglio istintivo della coscienza nazionale quanto alla Resistenza che...«è l'evento che campeggia su questo epilogo e dà un senso alla liberazione»... Prima di questi eventi, il risveglio che annunzia la grande partecipazione del popolo si ha con gli scioperi del 1942 e del 43... anteriori ai grandi bombardamenti, agli intrighi dei gerarchi, al colpo di Stato del 25 luglio...Le tappe principali sono segnate dalle quattro giornate di Napoli; dalla Resistenza romana che paga un altissimo contributo di vittime (prigionieri, deportati, fucilati) e prepara la formazione del primo governo democratico; dall'azione del Gruppo dei Patrioti della Maiella; dalla battaglia per la liberazione di Firenze; dalla lotta nella regione padana...Per merito della Resistenza, ma soprattutto per merito del popolo italiano, l'Italia passa dalla situazione di Paese vinto, arresosi a discrezione, a quella di Paese cobelligerante delle Nazioni alleate...Intanto le strutture dello Stato si ricompongono e si riconoscono nella Resistenza...Tutti i ceti sociali, tutti gli strati sociali, da quelli che hanno la forza della loro istruzione a quelli che hanno soltanto la forza delle loro braccia, il clero, che ha dato martiri ed eroi, le donne che si rivelano pari agli uomini per slancio patriottico, tutti i cittadini che aiutano i perseguitati del nazismo e del fascismo, tutti gli italiani insomma che anelano alla riconquista della libertà e detestano l'occupazione nazista, quali che siano le loro aspirazioni per il futuro, si affratellano nel pericolo. L'atto culminante della Resistenza è l'insurrezione nazionale..."
(ASPR, Intervento del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat in occasione del "Ventesimo anniversario della Liberazione", 9 maggio 1965)
"...Emblema tragico ne restano i campi di sterminio, il cui allucinante ricordo peserà sulla coscienza civile di ogni tempo. Mai come allora l'umanità si è sentita ferita nei suoi sentimenti profondi ed elementari, nella stessa angosciosa e millenaria ricerca della ragion d'essere degli uomini, dei popoli, della storia.
La resistenza armata scoppiò come ribellione a quello spietato disegno ed impetuosa ventata di libertà. Ad essa il popolo italiano partecipò in tutte le sue componenti con ferma decisione, pari alla lucida visione dei pericoli mortali e della imponente sproporzione di mezzi. Nella guerra partigiana si ritrovarono insieme uomini e donne di ogni età, di ogni ceto, di ogni ideologia, numerosi militari, intere popolazioni - che costituirono la grande ed essenziale retroguardia morale - in una fraterna e fervida unione, nella quale le diversità di provenienza sociale, di fede religiosa e di concezioni ideologiche, anche profonde, si scioglievano nella lucida coscienza dell'asprezza della lotta e nell'ardente unità dell'impegno patriottico.
L'Italia visse questa epopea con identica tensione morale, anche se diverse per durata e sacrificio ne furono le vicende nelle varie regioni.
Nel clima di quei durissimi mesi, in cui l'Italia parve consumarsi fino in fondo, nel Mezzogiorno reparti delle nostre Forze armate già si organizzavano e si affiancavano alle Forze alleate, risalendo la Penisola a liberare lembo per lembo la nostra terra.
Alle Forze armate italiane impegnate nella Resistenza, che anche fuori del territorio nazionale scrissero pagine superbe consacrate dal sangue di tanti eroici caduti, va il nostro pensiero riconoscente, nella consapevolezza che oggi come allora esse costituiscono il fondamentale presidio della Patria.
Eguale sentimento va rivolto alle Forze armate alleate, il cui contributo fu determinante per la liberazione del territorio nazionale ed è testimoniato dal numero imponente di caduti raccolti nei numerosi cimiteri di guerra sparsi in tutto il Paese, custoditi dalla nostra riconoscente pietà.
Nelle regioni occupate intanto i partigiani salivano sui monti, creavano fortilizi nei casolari, formavano un grande movimento per la libertà; iniziative individuali ed improvvisati nuclei si componevano in una organizzazione di guerra. Nella Resistenza venne così a trasfondersi l'impegno unitario di tutto il popolo, che alla fine esplose nell'insurrezione delle grandi città del nord; sicché essa, prima ancora che un fatto militare, fu un avvenimento di carattere politico e morale di storica importanza.
Ai protagonisti di quell'epica pagina di valore patriottico e costruttiva di una grande coscienza unitaria va la nostra profonda gratitudine. Alla memoria di quanti, perché l'Italia sopravvivesse, sacrificarono la vita in aspri combattimenti, nei disumani tormenti delle camere di tortura, nella furia delle atroci rappresaglie scatenate contro vittime innocenti anche in tenerissima età o nella strage di intere popolazioni va il riverente omaggio del popolo italiano, che con legittimo orgoglio ed a riconsacrazione di quei valori ideali nelle città e nelle borgate che furono teatro della lunga e dura lotta ne rivive oggi il ricordo in austere e significative celebrazioni.
E poiché quella fu anche guerra civile - che con i suoi errori ed orrori tristemente vide italiani l'un contro l'altro armati - ricordiamo che noi. come ogni Paese civile, nell'accingerci a ricomporre il tessuto nazionale, rendemmo onore anche alla memoria di quelli che caddero combattendo in buona fede nel campo opposto.
Il 25 aprile 1945 segnò il richiamo di tutti all'imponente impegno della ricostruzione materiale e morale del Paese. La strada da percorrere era quella indicata dai caduti nella Resistenza che avevano sognato una società nuova, libera e giusta e ci avevano lasciato nelle lettere dei condannati a morte, come testamento spirituale, parole di perdono per i car-nefici, di fiducia nella resurrezione della Patria, di severa condanna dell"uccidersi tra fratelli", di invito alla concordia.
A nessun altro insegnamento saprei chiedere migliore presidio di autorità morale all'accorato invito a smobilitare l'odio, a rinunciare alla rappresaglia indiscriminata e terroristica, a spezzare l'assurda e tragica spirale della violenza.
Cominciò dal giorno del riscatto la ricostruzione del Paese, un'opera la cui importanza avrebbe scoraggiato chiunque non avesse radicata la propria aspirazione e la guida del proprio operare nel profondo senso patriottico del nostro popolo e nella concorde certezza di risorgere come comunità civile. Da qui le prime fondamentali premesse per la rinascita economica ed il reinserimento dell'Italia, dovuto a lungimiranza di grandi statisti, nella grande famiglia internazionale.
Se la ricostruzione rivelò la coscienza morale che gli italiani avevano saputo ritrovare sotto le macerie, il referendum istituzionale e la contemporanea prima consultazione elettorale del 1946, anche per il clima di legalità e di tolleranza in cui si svolsero, dimostrarono che la lunga dittatura e la tragedia della guerra non avevano spento - avevano anzi alimentato, nel segreto dell'animo e nella macerazione della sofferenza - il senso vivo della libertà e la fede nella democrazia.
Questo storico palazzo è stato scelto a ragione dai Presidenti delle Assemblee parlamentari a sede per la solenne celebrazione nazionale della Liberazione. In esso si era consumato il graduale processo di annullamento del libero Parlamento; ma in esso, per significativo e contrapposto collegamento ideale, fu proclamata la Repubblica e votata la Carta costituzionale, nella quale - e per molti di noi è motivo di orgoglioso ricordo personale - i valori della Resistenza si rifusero nelle nostre tradizioni giuridiche e culturali.
Rinnoviamo oggi solennemente l'attestazione di fedeltà ai valori che ispirarono la fondazione della Repubblica e dello Stato democratico, a quei valori che sono i pilastri della Costituzione ed hanno consentito all'Italia di risorgere dalla distruzione materiale e di dare inizio ad un processo, tuttora in atto, di elevazione morale ed economica.
Questa celebrazione non può e non deve essere soltanto esaltante ricordo di pagine di coraggio, di valore e di eroismo, ma anche una serena registrazione di ciò che siamo oggi come Paese, di quanta parte di quei valori e di quei principi è già realtà e di quanta parte rimane da attuare.
Nessuno può disconoscere che, dopo l'iniziale slancio ricostruttivo e le tempestive premesse per l'inserimento dell'Italia nel mondo, grandi progressi sono stati compiuti: l'impostazione delle strutture essenziali alla vita civile; la diffusione della cultura; l'evoluzione tecnica con la grande trasformazione dell'economia (da quella prevalentemente agricola alla moderna economia industriale); il sorgere di un'attiva e vivace classe imprenditoriale; la consapevolezza dei lavoratori del posto di primato che spetta loro nel tessuto sociale e quindi il ruolo svolto dalle organizzazioni sindacali; la partecipazione attiva e diretta delle componenti regionali alla vita dello Stato e al progresso del Paese; un pluralismo sociale espressione di una rigogliosa ricchezza di libertà; la pace religiosa, che neppure recenti avvenimenti hanno turbato; una struttura costituzionale dello Stato che - se pur non interamente attuata e accompagnata nelle sue esplicazioni da imperfezioni, a volte funzionali - costituisce sempre nei suoi valori e nelle sue articolazioni il saldo pilastro e il punto di riferimento per l'ulteriore sviluppo della società italiana; la costante e vigile azione diretta alla distensione internazionale, al perseguimento della pace ed alla costruzione di una solida unità europea.
Lungo queste linee l'Italia deve muoversi negli anni a venire, per poter assicurare che il progresso realizzato sia finalmente fonte di maggiore giustizia e che la libertà conquistata sia più amata dai cittadini per la sua capacità di garantir loro la piena espressione della personalità in un clima di sicurezza e di pace sociale..."
(ASPR, Intervento del Presidente della Repubblica Giovanni Leone in occasione del "Trentesimo anniversario della Liberazione", Roma, Camera dei Deputati, 24 aprile 1975)
Entro le coordinate delineate dall'incipit di contesto, costituito da tre interventi dei Presidenti Luigi Einaudi, Giuseppe Saragat, Giovanni Leone, che recano tracce della riflessione pubblica ininterrottamente maturata tra gli anni Cinquanta (Einaudi), gli anni Sessanta (Saragat), gli anni Settanta (Leone), il Seminario di studio dedicato a "Scenari italiani. 1943 Guerra, Istituzioni, Società, Luoghi, Persone" - centrato sulle questioni sollevate dai volumi di Luciano Zani, Silurate!24 luglio 1943. L'affondamento del postale Santa Lucia (Roma, All Around); Umberto Gentiloni Silveri - Maddalena Carli,Bombardare Roma. Gli Alleati e la «città aperta» 1940-1944 (Bologna, Il Mulino); Patrizia Gabrielli, Se verrà la guerra chi ci salverà? Lo sguardo dei bambini sulla guerra totale (Bologna, Il Mulino); Patrizia Gabrielli, Scenari di guerra, parole di donne. Diari e memorie nell'Italia della seconda guerra mondiale (Bologna, Il Mulino) - è organizzato dall'Archivio storico della Presidenza della Repubblica con l' ANRP-Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall'Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari, con l'Istituto Nazionale Ferruccio Parri - Rete degli Istituti per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea.
Nel prendere lo spunto dai progetti, dai dibattiti, dagli studi, dalla densa memorialistica e dai contributi storiografici realizzati sul tema, l'Incontro di studi rientra nel ciclo di iniziative seminariali programmate dall'Archivio storico per gli ottant'anni dall'armistizio dell'8 settembre 1943, intese a ripercorrere idealmente il lungo itinerario che condusse il nostro Paese alla Liberazione, che vide nascere, dalle rovine della guerra, una nuova e diversa Italia, che troverà i suoi compimenti il 2 giugno del 1946, con la scelta della Repubblica e il primo gennaio 1948 con l'entrata in vigore della nostra Carta costituzionale, di cui quest'anno ricorrono i 75 anni.
Si chiede di confermare la presenza entro il 4 luglio 2023 inviando i propri dati (nome, cognome, luogo e data di nascita) all'indirizzo [email protected]
La manifestazione sarà anche trasmessa in diretta streaming tramite il canale YouTube dell'Archivio storico della Presidenza della Repubblica