Intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi all'incontro con i Capi di Stato firmatari dell'articolo "Uniti per l'Europa" del 15 luglio 2005. Incontro con gli studenti
PRESIDENTE CIAMPI
Il Presidente Köler vi ha parlato come rappresentante della generazione dei vostri padri, io vi parlo come rappresentante della generazione dei vostri nonni. Sono nato nel 1920. Quando sono nato, mio padre era tornato da appena due anni dalla Prima Guerra Mondiale, quindi da lui sentivo racconti di quella guerra, di quegli orrori.
Quando sono arrivato a 20 anni, anzi a 19 anni, è scoppiata la Seconda Guerra Mondiale. Mi sono trovato ad essere militare e, quindi, ho partecipato come combattente a questa guerra e ho vissuto tutte le distruzioni, tutte le sofferenze di quella guerra.
Noi giovani, quando tornammo, ci proponemmo, giurammo a noi stessi che mai più ci sarebbe stata guerra in Europa.
Questo è stato il punto fermo della mia vita. Per non aver più guerre in Europa bisogna creare qualcosa di nuovo e, per fortuna, durante le stesse dittature, durante lo stesso conflitto, ci furono persone che ebbero la folgorante idea che per non aver più guerre bisognava passare dalla politica delle alleanze a qualcosa di diverso, al mettere in comune i nostri problemi
Vi ricordo che la prima manifestazione dell'Unione Europea è stata la CECA, unità del carbone e dell'acciaio. È un problema, quello della SAAR, il problema del carbone e dell'acciaio, che anche ieri, nelle nostre discussioni, è venuto fuori. Era un problema che riguardava soprattutto Germania e Francia. Quale fu la folgorante idea? Fu quella di creare una comunità più ampia anche con altri Paesi europei. E vi entrarono 6 Paesi europei, compresa l'Italia che era geograficamente ben lontana dalla SAAR, per la gestione in comune del carbone e dell'acciaio che erano considerati le fonti primarie per lo sviluppo industriale.
Questa fu la prima, grande, folgorante idea: mettere in comune i problemi, mettere in comune le risorse per cui sorse, in seguito, l'EURATOM, poi il Mercato Comune fino ad arrivare, di passo in passo, attraverso dei momenti più felici insieme ad altri meno felici, alla attuale Unione Europea.
Ho tre nipoti che hanno, più o meno, la vostra età: una ha 20 anni, l'altra 21 e un'altra 24. Tutte fanno studi universitari. La prima ha scelto di andare a studiare a Oxford e ha preso il baccalaureato; la seconda studia a Roma lingue e letterature europee e viaggia continuamente per l'Europa: conta di poter essere selezionata positivamente per l'Erasmus per andare poi, almeno per un anno, in una Università o francese o spagnola.
Ora domandiamoci perché ci sono stati più di mezzo secolo di pace. Se guardate la storia d'Europa, cercate di trovare altri 60 anni di pace! Credo che non ci siano mai stati.
Questa è la prima grande realtà che stiamo vivendo, che voi state vivendo. Certo, per questo bisogna andare avanti.
Ho ascoltato con grande interesse la parte iniziale presentata come forma poetica, sia la parte successiva con queste proposte che ci avete distribuito.
Per quanto riguarda la parte iniziale, che cosa ci unisce? Voi studiate storia, studiate letteratura: la realtà europea nella cultura, pur nelle diversità linguistiche. Noi sentiamo comuni nostri patrimoni: non solo Dante, ma Shakespeare, Goethe e così tanti altri. Sono tutti legati, c'è un nesso comune che lega tutte queste espressioni artistiche in tutti i campi dell'arte. C'è quindi un'identità culturale profonda. I valori che ci ispirano, le libertà che ci ispirano, la democrazia sono concetti nati in Europa. Alcuni iniziano dal periodo della Grecia, di Roma e dell'Impero Carolingio per poi proseguire con il periodo dell'Umanesimo, la civiltà dei lumi, il Romanticismo: sono tutti movimenti legati l'uno all'altro in diversi paesi europei, ma sono tutti legati fra di loro. Uno è figlio dell'altro. Ognuno di essi ha generato l'altro. Questa è l'unità che ci tiene. Dove abbiamo mancato? Sono il primo a riconoscerlo. C'è stata una mancanza da parte nostra, della nostra generazione di spiegare meglio ai cittadini europei e in particolare ai giovani qual è il grande quadro europeo e ciò che ci ispira. Certamente bisogna essere più vicini ai cittadini e, in particolare, ai giovani.
Avete presentato una serie di proposte. Non posso dirvi che sono pronto a sottoscriverli subito, mi sono preso una riserva perché quello che abbiamo discusso, anche ieri in questi nostri incontri, avvicinare l'Europa alla gente, come meglio utilizzare le opportunità europee, la sicurezza, la responsabilità: sono temi che tutti quanti noi e ogni altro politico europeo condivide appieno. Quindi, mettiamo in evidenza le insufficienze, non nascondiamole, per andare avanti perché quello che è l'ideale europeo, l'ideale di libertà, di democrazia, di rispetto l'uno degli altri che trovo insufficientemente espresso nella parola tolleranza che per me è poco. Debbo lottare perché ognuno dei miei simili abbia gli stessi diritti di cui godo io e debbo rispettare completamente le sue opinioni. Il limite alla mia libertà è il rispetto delle opinioni di ogni altro essere umano. Questo vale in particolare in Europa perché questo è un chiarissimo punto caratteristico della civiltà dell'Europa: l'individuo al centro dei nostri valori e non altri valori al centro dell'umanità. Questo è quanto volevo dirvi e su questo considero completato il mio intervento.
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Il Presidente Köler vi ha parlato come rappresentante della generazione dei vostri padri, io vi parlo come rappresentante della generazione dei vostri nonni. Sono nato nel 1920. Quando sono nato, mio padre era tornato da appena due anni dalla Prima Guerra Mondiale, quindi da lui sentivo racconti di quella guerra, di quegli orrori.
Quando sono arrivato a 20 anni, anzi a 19 anni, è scoppiata la Seconda Guerra Mondiale. Mi sono trovato ad essere militare e, quindi, ho partecipato come combattente a questa guerra e ho vissuto tutte le distruzioni, tutte le sofferenze di quella guerra.
Noi giovani, quando tornammo, ci proponemmo, giurammo a noi stessi che mai più ci sarebbe stata guerra in Europa.
Questo è stato il punto fermo della mia vita. Per non aver più guerre in Europa bisogna creare qualcosa di nuovo e, per fortuna, durante le stesse dittature, durante lo stesso conflitto, ci furono persone che ebbero la folgorante idea che per non aver più guerre bisognava passare dalla politica delle alleanze a qualcosa di diverso, al mettere in comune i nostri problemi
Vi ricordo che la prima manifestazione dell'Unione Europea è stata la CECA, unità del carbone e dell'acciaio. È un problema, quello della SAAR, il problema del carbone e dell'acciaio, che anche ieri, nelle nostre discussioni, è venuto fuori. Era un problema che riguardava soprattutto Germania e Francia. Quale fu la folgorante idea? Fu quella di creare una comunità più ampia anche con altri Paesi europei. E vi entrarono 6 Paesi europei, compresa l'Italia che era geograficamente ben lontana dalla SAAR, per la gestione in comune del carbone e dell'acciaio che erano considerati le fonti primarie per lo sviluppo industriale.
Questa fu la prima, grande, folgorante idea: mettere in comune i problemi, mettere in comune le risorse per cui sorse, in seguito, l'EURATOM, poi il Mercato Comune fino ad arrivare, di passo in passo, attraverso dei momenti più felici insieme ad altri meno felici, alla attuale Unione Europea.
Ho tre nipoti che hanno, più o meno, la vostra età: una ha 20 anni, l'altra 21 e un'altra 24. Tutte fanno studi universitari. La prima ha scelto di andare a studiare a Oxford e ha preso il baccalaureato; la seconda studia a Roma lingue e letterature europee e viaggia continuamente per l'Europa: conta di poter essere selezionata positivamente per l'Erasmus per andare poi, almeno per un anno, in una Università o francese o spagnola.
Ora domandiamoci perché ci sono stati più di mezzo secolo di pace. Se guardate la storia d'Europa, cercate di trovare altri 60 anni di pace! Credo che non ci siano mai stati.
Questa è la prima grande realtà che stiamo vivendo, che voi state vivendo. Certo, per questo bisogna andare avanti.
Ho ascoltato con grande interesse la parte iniziale presentata come forma poetica, sia la parte successiva con queste proposte che ci avete distribuito.
Per quanto riguarda la parte iniziale, che cosa ci unisce? Voi studiate storia, studiate letteratura: la realtà europea nella cultura, pur nelle diversità linguistiche. Noi sentiamo comuni nostri patrimoni: non solo Dante, ma Shakespeare, Goethe e così tanti altri. Sono tutti legati, c'è un nesso comune che lega tutte queste espressioni artistiche in tutti i campi dell'arte. C'è quindi un'identità culturale profonda. I valori che ci ispirano, le libertà che ci ispirano, la democrazia sono concetti nati in Europa. Alcuni iniziano dal periodo della Grecia, di Roma e dell'Impero Carolingio per poi proseguire con il periodo dell'Umanesimo, la civiltà dei lumi, il Romanticismo: sono tutti movimenti legati l'uno all'altro in diversi paesi europei, ma sono tutti legati fra di loro. Uno è figlio dell'altro. Ognuno di essi ha generato l'altro. Questa è l'unità che ci tiene. Dove abbiamo mancato? Sono il primo a riconoscerlo. C'è stata una mancanza da parte nostra, della nostra generazione di spiegare meglio ai cittadini europei e in particolare ai giovani qual è il grande quadro europeo e ciò che ci ispira. Certamente bisogna essere più vicini ai cittadini e, in particolare, ai giovani.
Avete presentato una serie di proposte. Non posso dirvi che sono pronto a sottoscriverli subito, mi sono preso una riserva perché quello che abbiamo discusso, anche ieri in questi nostri incontri, avvicinare l'Europa alla gente, come meglio utilizzare le opportunità europee, la sicurezza, la responsabilità: sono temi che tutti quanti noi e ogni altro politico europeo condivide appieno. Quindi, mettiamo in evidenza le insufficienze, non nascondiamole, per andare avanti perché quello che è l'ideale europeo, l'ideale di libertà, di democrazia, di rispetto l'uno degli altri che trovo insufficientemente espresso nella parola tolleranza che per me è poco. Debbo lottare perché ognuno dei miei simili abbia gli stessi diritti di cui godo io e debbo rispettare completamente le sue opinioni. Il limite alla mia libertà è il rispetto delle opinioni di ogni altro essere umano. Questo vale in particolare in Europa perché questo è un chiarissimo punto caratteristico della civiltà dell'Europa: l'individuo al centro dei nostri valori e non altri valori al centro dell'umanità. Questo è quanto volevo dirvi e su questo considero completato il mio intervento.