Inaugurazione della Piazza della Memoria. Incontro del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con i giornalisti
Vorrei fare un breve consuntivo di quelli che sono stati, in tutti questi anni del mio mandato presidenziale, i miei rapporti con la Sicilia.
Complessivamente sono venuto in visita qui nell'isola quindici volte. Ho visitato tutte le nove province; sei volte mi sono recato a Palermo.
Le visite a Palermo hanno per la maggior parte coinciso in occasioni per sottolineare l'importanza della lotta contro la mafia.
Ricordo ancora la prima mia visita a Palermo all'inizio del 2000, quando mi recai al quartiere Brancaccio, per visitare il Centro intitolato a "Don Pugliesi". Con i bambini di quel Centro cantammo e pregammo insieme. Ricordo ancora che il rione Brancaccio, che è certamente uno dei rioni più popolari della città di Palermo, aveva esposto a decine di finestre aperte le lenzuola bianche.
Sono stato inoltre a Palermo nel dicembre dello stesso anno 2000, per partecipare alla cerimonia inaugurale della Conferenza Internazionale delle Nazioni Unite per la firma della Convenzione contro il crimine organizzato transnazionale. Ero insieme al Segretario Generale dell'ONU, Kofi Annan. E' stata questa un'altra giornata dedicata al sostegno della lotta alla mafia.
Sono tornato poi - lo ricordavo poc'anzi con la Signora Borsellino - in occasione della manifestazione al rinnovato Teatro Massimo "Cammini di Speranza", in ricordo proprio delle vittime delle stragi di Capaci e di Via D'Amelio, con i bambini che mi proclamarono "nonno", il loro "nonno".
Non c'è stato viaggio in Sicilia - e anche in questi giorni a Ragusa e a Siracusa - in cui ogni mio intervento non sia stato dedicato alla invocazione di una sempre più forte unione nella lotta contro la mafia.
Ho detto chiaramente l'altro giorno a Ragusa che non basta combattere la mafia, ma bisogna sconfiggerla. E qui aggiungo che noi siamo in grado di sconfiggerla. Le armi per sconfiggerla sono, in primo luogo, soprattutto quello che io chiamo il buon governo a tutti i livelli: locali, regionali, nazionali.
Quanto più lo Stato è presente, tanto più debole è la mafia, come pure vale anche la proposizione inversa: quanto più le Istituzioni sono deboli, tanto più forte è la malavita organizzata. Questo sia qui in Sicilia che in qualunque regione d'Italia.
Prima di tutto quindi il buon governo.
Secondo: occorre la collaborazione di tutti i cittadini, che è l'altro aspetto fondamentale.
Terzo: ci vuole il sostegno in particolar modo alla Magistratura e alle Forze dell'Ordine; è questo un problema che a Palermo e in tutta la Sicilia si avverte in tutta la sua importanza.
E oggi ci troviamo in questa Piazza della Memoria ricordare e per trasmettere alle future generazioni che la Magistratura e le forze dell'ordine hanno dato tanto, non parole ma opere, con il loro sangue, con il sacrificio della loro vita.
Mi ha fatto piacere sentire le parole del più giovane magistrato, dopo che il Procuratore Generale aveva parlato di martirologio, che ha sottolineato l'importanza di trasmettere ai giovani una memoria attiva e non solamente ricordare le persone che sono state uccise, ma il perché esse sono state uccise, che cosa facevano, proprio perché debbono essere i giovani coloro che devono continuare in questa eredità.
A conclusione di queste mie quindici visite in Sicilia, una ultima considerazione: la Sicilia deve essere la prima regione d'Italia a uscire dal ristagno e a crescere, perché è anche quella una componente importante per la lotta contro la criminalità. Ci vuole la crescita e lo sviluppo.
La Sicilia è la regione con più potenzialità inespresse e purtroppo sottolineo anche con un alto tasso di disoccupazione, pur in presenza di tanti giovani preparati che non trovano occupazione, che costituiscono una forza e una potenzialità che bisogna utilizzare. Se sapremo farlo, come ritengo che si possa e si debba fare, la crescita riprende e potrà riprendere proprio da questa terra.
Grazie.
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Complessivamente sono venuto in visita qui nell'isola quindici volte. Ho visitato tutte le nove province; sei volte mi sono recato a Palermo.
Le visite a Palermo hanno per la maggior parte coinciso in occasioni per sottolineare l'importanza della lotta contro la mafia.
Ricordo ancora la prima mia visita a Palermo all'inizio del 2000, quando mi recai al quartiere Brancaccio, per visitare il Centro intitolato a "Don Pugliesi". Con i bambini di quel Centro cantammo e pregammo insieme. Ricordo ancora che il rione Brancaccio, che è certamente uno dei rioni più popolari della città di Palermo, aveva esposto a decine di finestre aperte le lenzuola bianche.
Sono stato inoltre a Palermo nel dicembre dello stesso anno 2000, per partecipare alla cerimonia inaugurale della Conferenza Internazionale delle Nazioni Unite per la firma della Convenzione contro il crimine organizzato transnazionale. Ero insieme al Segretario Generale dell'ONU, Kofi Annan. E' stata questa un'altra giornata dedicata al sostegno della lotta alla mafia.
Sono tornato poi - lo ricordavo poc'anzi con la Signora Borsellino - in occasione della manifestazione al rinnovato Teatro Massimo "Cammini di Speranza", in ricordo proprio delle vittime delle stragi di Capaci e di Via D'Amelio, con i bambini che mi proclamarono "nonno", il loro "nonno".
Non c'è stato viaggio in Sicilia - e anche in questi giorni a Ragusa e a Siracusa - in cui ogni mio intervento non sia stato dedicato alla invocazione di una sempre più forte unione nella lotta contro la mafia.
Ho detto chiaramente l'altro giorno a Ragusa che non basta combattere la mafia, ma bisogna sconfiggerla. E qui aggiungo che noi siamo in grado di sconfiggerla. Le armi per sconfiggerla sono, in primo luogo, soprattutto quello che io chiamo il buon governo a tutti i livelli: locali, regionali, nazionali.
Quanto più lo Stato è presente, tanto più debole è la mafia, come pure vale anche la proposizione inversa: quanto più le Istituzioni sono deboli, tanto più forte è la malavita organizzata. Questo sia qui in Sicilia che in qualunque regione d'Italia.
Prima di tutto quindi il buon governo.
Secondo: occorre la collaborazione di tutti i cittadini, che è l'altro aspetto fondamentale.
Terzo: ci vuole il sostegno in particolar modo alla Magistratura e alle Forze dell'Ordine; è questo un problema che a Palermo e in tutta la Sicilia si avverte in tutta la sua importanza.
E oggi ci troviamo in questa Piazza della Memoria ricordare e per trasmettere alle future generazioni che la Magistratura e le forze dell'ordine hanno dato tanto, non parole ma opere, con il loro sangue, con il sacrificio della loro vita.
Mi ha fatto piacere sentire le parole del più giovane magistrato, dopo che il Procuratore Generale aveva parlato di martirologio, che ha sottolineato l'importanza di trasmettere ai giovani una memoria attiva e non solamente ricordare le persone che sono state uccise, ma il perché esse sono state uccise, che cosa facevano, proprio perché debbono essere i giovani coloro che devono continuare in questa eredità.
A conclusione di queste mie quindici visite in Sicilia, una ultima considerazione: la Sicilia deve essere la prima regione d'Italia a uscire dal ristagno e a crescere, perché è anche quella una componente importante per la lotta contro la criminalità. Ci vuole la crescita e lo sviluppo.
La Sicilia è la regione con più potenzialità inespresse e purtroppo sottolineo anche con un alto tasso di disoccupazione, pur in presenza di tanti giovani preparati che non trovano occupazione, che costituiscono una forza e una potenzialità che bisogna utilizzare. Se sapremo farlo, come ritengo che si possa e si debba fare, la crescita riprende e potrà riprendere proprio da questa terra.
Grazie.