Il Portale storico della Presidenza della Repubblica

Pubblicato il 2 giugno 2018, il Portale storico della Presidenza della Repubblica rende progressivamente disponibile il patrimonio conservato dall'Archivio storico.
Archivi, documenti, fotografie, dati, percorsi tematici e risorse digitali trasmettono la memoria dei Capi dello Stato dell'Italia repubblicana; testimoniano in modo straordinariamente capillare le attività, gli interventi e i discorsi dei Presidenti della Repubblica nello svolgimento delle funzioni che la Costituzione assegna loro; testimoniano le attività dell'Amministrazione e dei suoi protagonisti, che operano a supporto della figura presidenziale; rappresentano il Paese che ne costituisce lo sfondo; raccontano le vicende del Palazzo del Quirinale, ieri palazzo dei papi e dei re, oggi sede della massima carica dello Stato repubblicano.

I numeri del Portale: 70.780 eventi, tra udienze, impegni pubblici e privati dei Presidenti; 1.729 visite in Italia e 570 viaggi all'estero; 16.269 pagine di diario digitalizzate; 440.016 immagini; 25.111 immagini che documentano la storia d'Italia dalla Monarchia alla Repubblica; 10.445 audiovisivi; 16.918 complessi archivistici; 6.865 discorsi e interventi; 5.325 atti firmati; 55.759 Provvedimenti di grazia; 542 comunicati della Presidenza del Consiglio dei Ministri dal 1945 al 1950;11.835 comunicati delle presidenze Ciampi e Napolitano; 168.952 comunicati di cui 28.360 indicizzati dalle presidenze Gronchi a Scalfaro; oltre 500 volumi in Materiali e pubblicazioni per un totale di 50.000 pagine in formato digitale; 75 soggetti produttori e 516 strutture organizzative; 131 biografie di consiglieri e consulenti; 1.665.718 triple caricate sull'Endpoint (aggiornamento del 19 aprile 2024)

 

giovedì
01 aprile 2004

Incontro del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con gli imprenditori titolari delle imprese vincitrici del "Premio impresa e cultura"

PRESIDENTE CIAMPI:
Piacere di incontrarvi.
INTERLOCUTORE:
Anche per noi. E' una soddisfazione essere qui.
PRESIDENTE CIAMPI:
Mi fa piacere vedervi, tenuto conto anche delle attività di cui vi occupate che sono particolarmente importanti, e per fortuna diventano sempre più determinanti in Italia.
INTERLOCUTORE:
Diciamo che negli anni c'è stato un processo di riconoscimento, anche se tuttora bisogna dire che questo argomento del rapporto tra imprese e cultura è un po' complesso e sicuramente anche un po' difficile, tutto sommato, perché quando si parla di cultura è una parola così ampia e il rapporto con l'impresa può essere visto da tanti punti di vista. E la nostra battaglia, se posso dirLe Presidente, è quello di farlo diventare uno strumento strategico.
Presidente Ciampi
Quello che è soprattutto importante è che la cultura non deve essere vista dall'impresa come un orpello.
INTERLOCUTORE:
Non come un magnifico lusso
PRESIDENTE CIAMPI:
Ma è un fatto esso stesso, che diventa un fatto economico, ovunque e particolarmente in Italia. Sia per gli aspetti, chiamiamoli formativi: la ricerca e la formazione dei giovani, sia per quella che è poi la parte connessa di valorizzare e utilizzare tutto il nostro patrimonio artistico, e farlo diventare anch'esso base di una crescita, anche come attrazione che diventa economica. Questo è l'aspetto sul quale insisto sempre. Vedo con piacere che questo concetto un po' alla volta si afferma. E lo sottolineo anche sui piccoli comuni, non è solamente per conservare l'ambiente, che è fondamentale, ma anche perché noi italiani per primi disponiamo di una serie di bellezze che non conosciamo. Poi ci meravigliamo: "Ma guarda come è bella questa chiesa, guarda come è bella questa torre comunale". Ma siccome di queste realtà ne abbiamo troppe, non ci facciamo caso.
INTERLOCUTORE:
Sì, sicuramente, se ne avessimo di meno, sarebbe più facile anche mantenerle. Però sta di fatto che forse siamo così abituati a viverci dentro che forse sottovalutiamo.
PRESIDENTE CIAMPI:
Ecco, voi che iniziative avete in corso?
INTERLOCUTORE:
Bene, come forse Lei ha visto, il Prof. Godart, tra l'altro, è nella giuria del nostro Premio e quindi la nostra iniziativa l'ha seguita ormai da un paio d'anni.
Il nostro impegno è quello di cercare di far capire che questa benedetta cultura può essere appunto una leva competitiva, può essere uno strumento per differenziare e posizionare il marchio di una impresa. Quindi, molto di più che un'attività che si fa quando si dispone di un po' di soldini in più, ma un'attività che costruisce valore e lo costruisce nel tempo, perché poi il fattore determinante è quello della continuità: investire in cultura non produce risultati a breve termine, e questa è una realtà. Purtroppo, spesse volte in tempi difficili come i nostri, le aziende puntano sul risultato immediato, e questo qualche volta costituisce un problema. Ed è questo il punto cardine.
PRESIDENTE CIAMPI:
Infatti, anche stamattina in occasione dell'incontro con il Commissario straordinario del CNR, ne parlavo del problema di organizzare meglio i rapporti fra i centri di ricerca, le imprese e le università, e che in Italia purtroppo finora si è fatto poco in tal senso. Prendere in considerazione progetti selezionati, progetti che vengano poi realizzati e non solamente annunciati, e non creare una dispersione a pioggia di tali progetti. Credo che un importante contributo dovrebbero cominciare ad apportarlo anche le Fondazioni. Il settore della ricerca è la base, infatti sono il primo a sostenere che "bisogna scuotere l'economia italiana". Chi come voi è nel mondo dell'industria, sa che in un momento congiunturale, o in presenza di un ristagno per invertire la tendenza bisogna dare una scossa, una spinta sia per quanto riguarda il mercato della domanda che dell'offerta. Sta ai governanti stabilire in quale mercato attingere, gli orientamenti da seguire e il momento opportuno a secondo delle condizioni dell'economia e degli strumenti che si hanno a disposizione.
Però la struttura, e tutti cambiamenti di fondo da attuare nel medio e lungo periodo si avvalgono in buona parte per merito della ricerca, dell'inventiva.
INTERLOCUTORE:
Si tratta di un salto culturale, alla fine. Quindi, alla fine la cultura diventa al centro di tutti questi processi e forse questo non è un argomento ancora così conosciuto, perché i media non se ne occupano più di tanto, tutto sommato. Siccome sappiamo che oggi quello che conta è la televisione, perché alla fine è lo strumento per eccellenza, evidentemente la televisione non parla molto di questi temi che invece sono quelli...
PRESIDENTE CIAMPI:
Ma anche quelle trasmissioni che trattano di cultura, non avranno certo l'audience di 7-8 milioni, ma credo però che hanno una buona audience. Qualche volta vedendo ad esempio il programma "Linea blu", anche se è fatto un po' fatta a spezzoni, ti dà l'opportunità di conoscere delle località bellissime, nelle quali non hai avuto modo di recarti.
Alla base di tutto c'è il tema - che sottolineo sempre - che è quello della fiducia, fiducia dei cittadini, costruttori, risparmiatori, investitori nelle autorità di governo, sia centrale sia periferico, nelle istituzioni. Qui c'è un problema importante anche a cominciare da quello finanziario, di avere credibilità e quindi fiducia. Se non c'è questa, è come buttare un sasso in uno stagno, fa una piccola onda e poi dopo l'acqua torna piatta come prima e la stagnazione continua. Si deve provocare e suscitare un vigoroso evento, per cercare di smuovere e fare andare la barca.
INTERLOCUTORE:
E, poi, importante è quello che viene anche dalla società. Le cose più importanti di questa esperienza è dimostrare come è stato l'apporto di imprese e quindi di soggetti privati che non hanno aspettato che lo Stato, che deve già fare tante cose, sia l'unico motore. E i motori nascono anche dal basso.
PRESIDENTE CIAMPI:
Presidente Annibaldi e Ingegnere Guzzini e voi tutti che avete una esperienza nel mondo imprenditoriale e del mondo finanziario, sapete quello che facevano le banche, sia che fossero le principali Casse di risparmio o le Casse di risparmio locali, tipo quella di Macerata o di Camerino, o come quella di Recanati, che a fine anno distribuivano gli utili a pioggia su quelle tre o quattro iniziative, ad esempio l'acquisto di un'ambulanza o dare una sovvenzione per la costruzione di un nuovo asilo. Erano questi atti di liberalità su cui non potevi contare, anche perché d'altra parte l'azienda non poteva prendere impegni continuativi in quanto che quello che doveva dare in beneficenza era in relazione agli utili maturati in quell'anno. Invece con le Fondazioni tutto questo doveva cambiare, quindi non più aiuti a pioggia e delimitati al contributo per un anno, e che dall'anno seguente non era previsto, ma occorre un piano organizzato, con una sua continuità e che desse vita a dei progetti.
INTERLOCUTORE:
Infatti, tutte queste aziende che hanno partecipato al Premio, hanno esperienze di progetti veri e propri. Quindi c'è una rappresentatività di esperienze in questo campo fra le più interessanti.
PRESIDENTE CIAMPI:
L'abbiamo vissuta la trasformazione e appunto nelle Marche ho conosciuto il vecchio Guzzini, quando teneva ancora il laboratorio a Recanati nel '53-'54, e creava i primi oggetti con questa nuova plastica che non si piegava, che, poi, io stesso sperimentai, e ne comprai qualcuno, ed era una idea fantastica. Perché era un tipo di plastica robusta che non si rigava subito al primo urto. E così per gli stessi Merloni, che all'inizio stavano passando dal ramo della produzione di bilance e iniziarono a costruire le bombole per il metano. Poi anche Marzotto e Ferragamo nel campo della moda.
Questi pilastri che noi vantiamo nel campo dell'industria leggera - non essendo mai stati determinanti nella meccanica pesante, anche se qualcosa di importante oggi la facciamo - che contribuiscono in gran parte nel campo del "made in Italy", è anche un grande fatto culturale.
INTERLOCUTORE:
Che anche lì andrebbe, probabilmente, rivitalizzato, perché di nuovo è un momento critico e questa benedetta creatività che è una parola anche un po' abusata…PRESIDENTE CIAMPI:
Quest'anno a chi è andato il Premio?
INTERLOCUTORE:
Quest'anno il Premio l'ha vinto il dott. Loccioni che ha una piccola azienda vicino Jesi. Una caratteristica del nostro premio è di rivolgersi soprattutto alle piccole e medie imprese, naturalmente partecipano anche le grandi, però ci piace l'idea di dare visibilità a quelle che magari hanno meno possibilità di essere conosciute, quindi esperienze meno note.
PRESIDENTE CIAMPI:
… Poi, laddove sono tante le piccole imprese che sono capaci di fare massa fra di loro, di "far sistema", attraverso i distretti.
Visitai in provincia di Caserta quella della oreficeria e veramente rimasi ammirato: hanno messo insieme 200 imprese, il Tarì. Sono 200 piccole imprese che si sono concentrate in locali comuni e ognuna di loro è sistemata e lavora, hanno un centro di formazione in comune, in cui vanno i diplomati per frequentare almeno due anni di formazione in quel determinato settore. Poi nella stessa area stava per svilupparsi una impresa con le stesse caratteristiche specializzata nel settore della moda. È tutta una piana quella casertana che si sta coprendo con queste iniziative che vedono la collaborazione di più imprese che facilita senza dubbio anche i contatti fra impresa, cultura e impresa-cultura e impresa-ricerca.
INTERLOCUTORE:
E questo è un altro punto un po' debole, perché riuscire a far collaborare fra loro gli imprenditori è un'impresa!
PRESIDENTE CIAMPI:
Lo so, lo so….
INTERLOCUTORE:
Ad esempio, a Matera un imprenditore che ha vinto il premio, e che non è oggi presente, ha una esperienza di quattro aziende che ovviamente solo per queste promozioni di iniziative culturali, si sono messe insieme.
INTERLOCUTORE:
… e fanno una collezione di arte contemporanea che fanno viaggiare nelle quattro sedi. Noi l'abbiamo fatta vincere, al di là della qualità dell'iniziativa, proprio perché ci sembrava un segnale forte da dare alle altre. C'è un primo Premio che l'ha vinto l'Azienda Loccioni che si occupa di tecnologia e la ragione per cui ha vinto il Premio è perché fa formazione sul territorio, per cui ci è sembrata importante questa area comune tra l'università e il mondo del lavoro.
PRESIDENTE CIAMPI:
In che area soprattutto voi, in che regione?
INTERLOCUTORE:
A Jesi.
PRESIDENTE CIAMPI:
Ci sono stato solo tre mesi a Jesi a ispezionare con un altro collega la Cassa di Risparmio di Jesi sempre negli anni '50. Allora c'era un Presidente che era un commercialista, era molto bravo.
INTERLOCUTORE:
Se posso permettermi avrei piacere in questa grandissima occasione, per me veramente unica, di poter valorizzare in questo contesto i giovani: il nostro gruppo ha 240 persone, 31 anni di età media oggi; 90 laureati in diverse discipline, con diplomati e pochi operai. Siamo una sartoria tecnologica: vendiamo soluzioni ai principali clienti internazionali del mondo degli elettrodomestici (Bosch Siemens ed altri) dei componenti per auto (Fiat e tanti altri) ed esportiamo in tutto il mondo, la tecnologia sia in Germania, in Cina, in Sudamerica. Ho iniziato, non per parlare di me, a 18 anni, ero figlio di contadini, non ho esperienza di base ma solo per dar fiducia ai giovani fin dall'inizio, in un rapporto con la scuola e siamo arrivati a questo livello. E' stata perciò una esperienza positiva.
PRESIDENTE CIAMPI:
In quella zona del marchigiano, ad Ancona, fece un'ottima opera il mio caro amico, che purtroppo non c'è più, Giorgio Foà, con l'Istao. E' stata importante per le Marche l'Istao. Foà, persona straordinaria, che dopo aver acquisito tante esperienze internazionali ha capito l'importanza dell'esperienza locale e si è dedicato alla sua zona di origine, le Marche, e vi ha creato questa scuola di formazione che ha aiutato certamente anche allo sviluppo della impresa in tutta l'area marchigiana. Ai tempi in cui vivevo a Jesi ricordo ancora di un detto di allora: "Se vuoi sentire le pene dell'inferno a Jesi d'estate a Cingoli d'inverno". D'estate a Cingoli è bellissimo, ma d'inverno, no, perché fa freddo.
INTERLOCUTORE:
Tornando all'esperienza di banche posso citare che se ho potuto avere questa esperienza è grazie a un direttore di banca che ha finanziato l'idea dei nonni con i soldi della Banca Popolare di Ancona. Ora è in pensione.
PRESIDENTE CIAMPI:
E gli altri premi a chi sono stati attribuiti?
INTERLOCUTORE:
La seconda edizione è stata vinta da Adolfo Guzzini, con il suo progetto per il Museo, e per una serie di iniziative culturali tutte di altissimo profilo, legate al mondo della luce. Il primo vincitore è stato Giordano Zucchi con un Museo. In questo caso è stato proprio il primo per una bellissima iniziativa legata al recupero di stampi per la seta, per i tessuti.
INTERLOCUTORE:
Siamo dei mecenati atipici nel senso che abbiamo investito nell'acquistare e brevettare la più grande collezione esistente al mondo di antichi blocchi per stampa di tessuti. E quindi abbiamo una collezione di 56.000 blocchi, e sono decine di migliaia di disegni che abbiamo schedato, riorganizzato, letti da un graphic computer e in parte riutilizzati, ma anche offrendoli all'utilizzo di scuole, di studiosi. Questo a San Leucio.
PRESIDENTE CIAMPI:
A San Leucio ho potuto ammirare quello che è stato fatto da un lato per conservare la memoria della San Leucio ai tempi dei Borboni; sia l'opera volta a riutilizzare i disegni, i sistemi di tessitura della seta di un tempo. Noi dobbiamo indirizzarci nella specializzazione estrema, cercare nei mercati, come quello cinese che è un'opportunità, perché ci sono delle nicchie, ma le nicchie cinesi sono decine di milioni di consumatori.
INTERLOCUTORE:
Signor Presidente, se mi permette: la Cina è veramente una grande opportunità, però bisogna anche definire bene le cose, perché io la conosco dal 1979 ad oggi ...
PRESIDENTE CIAMPI:
Lo so, lo so. Durante una delle mie visite alle province mi dettero una cravatta con scritto "pure italian silk" e c'erano anche riferimenti allo stile italiano. Quello che in Italia a volte noi difettiamo perché comporta il suo costo, è quello di brevettare, per evitare le imitazioni.
INTERLOCUTORE:
Ma sono bravissimi, adottano una contraffazione terrificante. Noi abbiamo avuto dei nostri marchi, che si chiama Valentino, che è stato depositato in Cina in 22 modi diversi dai cinesi. E purtroppo è una gravissima carenza italiana, perché dopo la Cina e la Corea del Sud noi siamo il terzo Paese, ormai è di dominio pubblico, che passa attraverso Napoli dove arrivano enormi container cinesi con merci contraffatte. Mentre noi industriali siamo favorevolissimi che ci sia una leale concorrenza cinese, perché poi si crea ricchezza lì, vogliamo una possibilità di reciprocità, cioè che i nostri prodotti possono essere esportati senza le enormi tariffe doganali e quant0altro, ma c'è una contraffazione enorme.
PRESIDENTE CIAMPI:
Quasi certamente andrò in Cina in visita di Stato ai primi di giugno e quindi sarò grato anche se vi sono degli spunti per elementi, ho già fatto sapere a chi si occupa degli industriali della Cina, alla Confindustria ...
INTERLOCUTORE:
Domani ho appuntamento con il Ministro Marzano perché ho un fascicolo che ho già mandato al Governo italiano e a quello europeo, con i dati di contraffazione totale, perché mentre fino a poco tempo fa la contraffazione rimaneva nell'ambito della moda, oggi la contraffazione la fanno anche nei settori nostri dei beni durevoli. Mentre la moda comunque ha un marchio e cambia, chiamiamola style ecc, annualmente due volte l'anno, noi facciamo beni durevoli che durano almeno dieci anni, Nel momento in cui fanno la contraffazione, anche se è brevettata è veramente una strage, perché non sono solo investimenti sul modello ma investimenti sugli stampi, ed è una cosa distruttiva. Noi proponiamo delle soluzioni molto semplici e democratiche.
PRESIDENTE CIAMPI:
Dobbiamo difenderci in casa nostra. Non sono esperto di queste cose, ma mi domando: se qui arriva un bastimento carico di merci contraffatte, non riusciamo noi in qualche maniera a bloccarlo?
INTERLOCUTORE:
Dovremmo avere invece che poche persone a Napoli nella Guardia di Finanza, un'ottima organizzazione di filtro che non c'è. Se ci permettiamo di segnalarLe questo è perché è una vera emergenza. Abbiamo consegnato al Viceministro Urso un rapporto fatto da americani, in agosto, dove in Italia si perdono 15.000 posti di lavoro solo nella moda per la contraffazione. Se vuole La invitiamo a un seminario che faremo sulla contraffazione. A tutti i livelli dobbiamo cercare di reagire.
PRESIDENTE CIAMPI:
Mandatemi ai miei collaboratori il materiale per preparare questo viaggio in Cina. Mi veniva in mente un aureo libretto scritto dal miglior storico dell'economia italo-americana Carlo Cipolla, che racconta quello che succedeva nel porto di Livorno a difesa dei prodotti toscani, evitando di importare di tutto. E come facevano? Quando arrivavano allora nel porto di Livorno le navi, c'era l'obbligo della quarantena. Quindi le navi, che erano navi vascello, dovevano stare al largo, perché il porto di Livorno non è una baia naturale è artificiale e quindi dovevano stare al largo e quindi soggette a tutti i rischi del cattivo tempo, del libeccio etc. E dovevano stare minimo tot. giorni prima di sbarcare le merci. Nel frattempo, andavano lì a bordo gli ufficiali dello Stato del Granduca e accertavano sui libri di bordo tutta la provenienza delle persone. Per cui se c'era una persona a bordo che non risultava da dove era entrata era una grana che impiantavano se c'era qualcuno di irregolare. Con le merci lo stesso. Poi li costringevano a esporre al sole, in coperta, le merci per un certo numero di giorni, e finalmente gli consentivano di sbarcare. Avevano in questo modo già fatto un'opera di tamponamento.
INTERLOCUTORE:
I cinesi lo hanno fatto nei confronti dei nostri prodotti, Presidente.
PRESIDENTE CIAMPI:
Questa era la tecnica che usava il Granducato di Toscana nei confronti di tutti i vascelli che venivano poi dopo a scaricare nel porto di Livorno.
INTERLOCUTORE:
Si vede che il Granducato funzionava meglio della Repubblica!
PRESIDENTE CIAMPI:
E' un libretto piccolissimo, si legge facilmente, di Carlo Cipolla, uno dei maggiori storici dell'economia italiana.
INTERLOCUTORE:
Mi permetta ancora una considerazione sulla Cina. Il Governo sta facendo dei provvedimenti importanti proprio per sollecitare tutte le nostre categorie etc.: l'unica cosa ancora da aggiungere a quelle che già sono in corso, che domani cercherò di dimostrare, è la marchiatura da ente terza. La più grande sciagura che ha fatto, che è stata commessa a livello europeo è quando è stata tolta l'obbligatorietà, per garantire il consumatore, della marchiatura sulla qualità e sulla sicurezza fatta da un ente terzo. Cioè il marchio MQ è rilasciato da un Istituto nazionale, oggi c'è il marchio europeo. Si è passati, purtroppo, all'autocertificazione singola e impresa del CE. Lei per entrare in America ha bisogno di una certa sigla, per entrare in Cina oggi ha bisogno del CCC, per entrare in Russia ha bisogno del marchio russo e così in Giappone, fatto comunque da enti terzi. Per averlo in Cina adesso siamo in lista d'attesa, e lo avremo si o no fra sei mesi, un anno a disposizione. Questo già sarebbe un grosso vincolo di reciprocità nei confronti di questi mercati che garantirebbe il consumatore finale sulla certezza della sicurezza del prodotto, sicurezza in termini proprio di sicurezza d'uso e qualità stessa del prodotto.
PRESIDENTE CIAMPI:
Questo è importante da farsi. Su questo non ho mancato, anche in un pubblico discorso di criticare, io che sono così europeista, la Commissione Europea.
INTERLOCUTORE:
Altro tema. Mentre sulla contraffazione c'è sensibilità e si sta procedendo, dobbiamo noi come federazioni denunciare, come è stato fatto da diverse categorie, fra gli accordi sulla dogana per bloccare poi a livello europeo. C'è ormai una procedura che è avviata.
Oltre questa poi servono i doganieri qualificati specializzati, dei giudici specializzati sulla proprietà intellettuale, contraffazione pertanto, e la cosa più importante, secondo me per certe categorie di prodotti, è il marchio di qualità e di sicurezza, che non può essere quello del CE, ma ritornare al marchio originale che avevamo anche in Italia obbligatorio.
PRESIDENTE CIAMPI:
Comunque, a parte questa difesa da questa concorrenza, Paesi come la Cina e domani sarà l'India, offrono date le dimensioni delle nicchie che sono di dimensioni enormi.
INTERLOCUTORE:
Bisogna dire che su questi temi che sono veri, la Confindustria italiana è isolata in sede di UNICE, e tutte le altre Confindustrie che sono guidate da grandi gruppi multinazionali e grandi marchi, che sono la garanzia della provenienza, sono tutti contrari a queste posizioni. E' un lavoro difficile quello che stiamo facendo. Però lei sa meglio di me che anche affiancare imprenditori o uomini esperti delle imprese ai nostri doganieri, la risposta della categoria non c'è stata. Bisogna analizzare i casi, le situazioni e colpire qualcuno e agire sulla parte criminale per quanto riguarda la contraffazione. Il 90 per cento delle imprese italiane non hanno registrato il marchio.
PRESIDENTE CIAMPI:
Questo è infatti quello che sostengo, bisogna spingere a registrare i marchi.
L'altro aspetto, che è rimane poi il punto sul quale accennavate prima, è quello che riguarda i tempi di innovazione. Certo ogni prodotto ha i suoi tempi, però ci sono dei prodotti in cui l'innovazione, come per l'abbigliamento, i tempi sono molto più ristretti, lì bisogna avere in tutti quanti i campi la capacità di dire che queste caratteristiche, appunto le scarpe da donna con le punte più strette o quelle con il tacco più largo, quanto durano? E quindi bisogna essere subito pronti prima che abbiano già troppo imitato quel tipo di modello, aver già pronto il nuovo modello per affermarsi nella moda. E qui c'è un rapporto di comunicazione, non c'è dubbio che diventa fondamentale. Ora, noi con il fatto di dire "Noi in Italia ci facciamo questa fama per la cultura e per questa inventiva, veramente diventa una maniera per dire che facciamo testo noi, è una moda italiana che da il là". E su questo è fondamentale.
INTERLOCUTORE (la Signora Ferragamo):
Presidente, l'anno scorso noi abbiamo registrato e abbiamo trovato nell'archivio di Stato 390 televendite di calzature o di costruzioni di calzature fra gli anni Trenta e gli anni Sessanta che ora sono nel nostro Museo. Allora si poteva brevettare i modelli perché erano salvaguardati. Ormai non è più possibile, non li brevettiamo neanche più perché basta cambiare di pochissimo e non è più protetto il prodotto. Quindi, non vale quasi la pena brevettarli. Chiediamo una severità maggiore nel brevettare. Sarebbe bene anche per l'economia perché ci sarebbero meno cose perché un altro dei problemi attuali è che c'è troppo di tutto e tutto uguale. Ora la credibilità è frenata e c'è poco stimolo. Se le cose fossero un pochino salvaguardate allora ognuno avrebbe certe caratteristiche e certe personalità differenziate e ciò stimolerebbe anche l'attenzione dell'impresa.
PRESIDENTE CIAMPI:
Questo è importante. Però voi avete che ogni anno, ogni sei mesi avete il vostro nuovo "Pitti".
INTERLOCUTORE:
Il Salone Pitti è il momento unitario.
INTERLOCUTORE:
È l'uomo che dipingo per i filati della casa, ma sicuramente le stagioni si stanno sempre più avvicinando, sono sempre più veloci e, quindi, la salvaguardia della creatività, di cui ricorda la Signora Ferravamo, è importantissima.
PRESIDENTE CIAMPI:
La creatività è legata al rapporto con l'impresa, al rapporto con la ricerca…INTERLOCUTORE:
… il rapporto con l'Università.
INTERLOCUTORE:
L'innovazione estetica, di forma, è facilmente copiabile. Il dramma dell'industria tessile italiana - europea ma italiana in particolare dove era particolarmente forte perché aveva resistito alla tendenza trasportata da altri Paesi - il dramma dell'impresa tessile è che nel momento in cui c'è troppa facilità nel copiare, l'industria tessile si demolisce. Si demolisce la catena che è formata da filatura, tessitura, stamperia, confezioni. Nel momento in cui si demoliscono le vere innovazioni che possono ottenere, che hanno un minimo di successo di brevettabilità, sono quelle di processo. Cioè, se io riesco a inventare un filato nuovo, meno peloso ecco che riesco a resistere ala contraffazione. Questo avviene in tessitura, avviene in tintostanteria. Nel momento in cui faccio i delfini sulle lenzuola e vado in Cina a venderle, i copiatori sono bravissimi, hanno un naso straordinario. Quando vedi che un tuo prodotto è copiato, avrà successo. Il fatto di indebolire la catena è gravissimo per l'Italia.
INTERLOCUTORE:
Poi con le tecnologie…PRESIDENTE CIAMPI:
Però, come diceva lei, sono convinto che questa non è un'idea di oggi. La lanciai quando ero al servizio studi della Banca d'Italia, poi entrò in una delle relazioni del Governatori Carli, l'innovazione si deve fare nei prodotti e nei modi di produrre. Sono le due cose.
INTERLOCUTORE:
Ma il servizio pubblico deve creare l'atmosfera del saper vivere italiano, del saper fare italiano tramite la cultura, secondo me, è la chiave d'incendio per curiosare…PRESIDENTE CIAMPI:
Allora l'incontro fra imprese e cultura e ricerca, dato conto che è una realtà che noi abbiamo in questa che è di forza di debolezza della piccola e media industria e in una scarsa presenza della grande industria, di riuscire a dialogare con complessi di impresa che hanno le stesse licenze, che sono consorziate: che poi si chiama distretto o in un'altra maniera ha poca importanza. Loro devono essere portati a consorziare per risparmiare nella formazione, nella commercializzazione. Cioè, il "tarì" viene come il doppio marchio, tarì e la singola casa produttrice. In questa maniera si risparmia fortemente. Ho ammirato la formazione: vedere questi che si mettono insieme e fanno questi corsi biennali di persone già diplomate, di ragazzi di 17/18 anni in una sorta di laurea breve in quella specializzazione, francamente è da ammirare.
INTERLOCUTORE:
Maestro cassaio degli orologi?
PRESIDENTE CIAMPI:
Mica sono casse di orologi. Ora i materiali o altri elementi fondamentali, innovazione nel materiale. Si è visto che cosa è successo nel mondo, nelle varie produzioni, come siamo passati a questi materiali speciali. Mi hanno regalato un chiodo che passa nel ghiaccio. È titanio. Il titanio è leggerissimo, resistentissimo che si avvita meglio nel ghiaccio. Oggi gli strumenti in cui più velocemente a ripetere a 50 anni di distanza con molta minore difficoltà la scalata del K2. Perché dispongono di vestiario molto meno ingombrante e che tiene molto più caldo, dispongono di mezzi di ascesa diversi anche se sono sempre affidati all'uomo. È chiaro che dispongono di altri strumenti per la respirazione ad alta quota e oggi andare sul K2 è ben diverso, allora era impresa da titani, oggi un buon alpinista, seppur dilettante, riesce a farlo.
INTERLOCUTORE:
Volevo raccontarle anche il caso Gualtiero Masini torniamo al mondo della cultura intesa come classicamente arte musica e poi parliamo di arte contemporanea.
GUALTIERO MASINI:
Più che sul concetto di contemporaneo, direi un concetto di cultura …vorrei portarla ad un fatto. Cultura non come sponsorizzazione, ma cultura come motore: parlo sempre di cultura come economia della mente che è troppo poco nel nostro Paese. Questo concetto di una cultura non legata ad una semplice liberalità ma qualcosa che ricostruisce la mente di imprenditori. Ma non solo gli imprenditori. Molto spesso, io, nel mio iter culturale, lavorativo trovo delle controparti in cui il livello culturale porta a un "no" l'opera a compimento. Intendo dire che dal governo locale con cui io dimostro a livello di cultura questo atto, che certe cose … e queste cose le riporto a un discorso nazionale. Faccio tre esempi rapidissimi. Trieste: vuol dire riqualificazione di portare un territorio che muore a nuova vita, a nuove industrie, a nuovi centri lavorativi. E Trieste ha puntato su Illy. La sua azienda è un'azienda colta. La necessità di guardare in tempi lunghi, di investire e questo come è arrivato a Illy. Allora Trieste sta tornando il baricentro di una nuova Europa che sta per nascere, di una nuova Europa. Ho acquistato da …uno spazio molto grande che sta bloccando lo sviluppo di Trieste. Allora questo percorso ho trovato nella regione persone che hanno capito finalmente, dopo anni e anni, la possibilità di riqualificazione credendo in un imprenditore che non è un magnate americano o tedesco ma è un piccolo imprenditore italiano con un'idea precisa di cosa quel territorio può diventare e di come quel territorio riqualificato rapidamente può diventare un elemento forte, perché questo momento blocca la viabilità, blocca il mare, blocca il porto.
Pisa. Sto allestendo a Pisa in un centro qualificato una nuova tecnologia tutta ambientale, di tecnologie in settori anche legati all'ambiente, ho investito in modo evidente. In questo impianto, in questa sede nuova, stanno lavorando e hanno lavorato. Abbiamo creduto in Pisa, abbiamo allestito un centro, uno dei più grandi d'Italia nel settore dell'ecologia. All'interno dello stabilimento ho accolto i tari. Di questo Pisa si poteva fare già molto di più come comunicazione, come ritorno, Lei lo diceva all'inizio, un ritorno economico. La chimica sparisce. È rimasta solo la "Solvay".
PRESIDENTE CIAMPI:
La chimica di base fu un diritto sbagliato che fu preso negli anni Sessanta.
INTERLOCUTORE:
La chimica fine significa una cultura specifica, attenta, intelligente, un'altra cosa che è sotto … del territorio, che è quello su cui l'Italia deve poi …Presidente Ciampi
A Pisa anche "Saint Goben" non lavora quasi più. Era l'unica industria pisana di una certa dimensione.
INTERLOCUTORE:
Quella che una volta era la tipicità, nel momento che abbiamo avuto delle contestazioni i problemi in Italia non sappiamo risolverli. Abbiamo bisogno di un inceneritore, poi non si può costruire. Vediamo la situazione a Napoli.
PRESIDENTE CIAMPI
Che si debba portare la nostra spazzatura in Germania, pagare perché ce la prendano ….
INTERLOCUTORE:
Dal momento che noi abbiamo portato questo settore con tecnologie innovative….
Presidente Ciampi
Gli inceneritori fanno coppia con il drenaggio dei porti: "Ah, ma i rifiuti dove li buttiamo? Sono inquinanti".
INTERLOCUTORE:
Lasciamo un attimo Pisa. Tornando alla Toscana, un governo come quello di Rosignano con un Sindaco colto, intelligente siamo riusciti a fare il porto di Rosignano che sta ridando vita alla Solvay.
La Solvay ha trovato nel porto un motivo di sviluppo. In Toscana me la prendo anche con i miei concittadini di Livorno. Livorno e Pisa: avete la zona che c'è il retroterra più pianeggiante, la pianura dell'Arno e non la sanno sfruttare. Sono andato a Livorno e li ho trattati male. Si erano impuntati per fare delle navi commerciali quando non andavano! Mettetevi - dissi loro - con i viareggini che non hanno scalo per fare i Yacht o i mega yacht e non sanno dove farli. Riqualificate la zona del porto per farlo diventare un porto turistico. Hanno fatto dei progetti, ma di tutto mi hanno parlato fuorché dei tempi. Nel chiedere dei tempi ci fu silenzio, imbarazzo generale.
Allora il Sindaco mi disse di realizzare il tutto nell'arco di due o tre anni. Allora - dissi - fra due anni e tre mesi vengo a inaugurarli, se sono ancora Presidente della Repubblica.
Chi abbiamo trascurato?
INTERLOCUTORE:
Abbiamo trascurato l'ospedale Mayer … ( il nastro della registrazione si interrompe)
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