Incontro del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con padre Ugo de Censi fondatore dell'associazione di volontariato "Operazione Mato grosso"
Cosa posso dirvi e cosa posso dirti, caro Don Ugo? Che basta vederti ed ascoltarti per rendersi conto di come crei entusiasmo, di come infondi l'amore per la vita e la felicità con la quale la tua opera si concentri nella spinta alla vita.
E queste sensazioni sono evidenti non soltanto dall'essere stato accolto dal vostro canto intonato dal vostro bel coro, di cui ringrazio tutti quanti, ma perché si percepisce già dalla tua figura alta e dal tuo viso e dal tuo sguardo che emana un qualcosa di inconfondibile, unitamente all'ascoltare le tue belle parole ricche di entusiasmo che bastano per farci comprendere quale spinta hai dentro e quale forza d'animo sei capace di comunicare.
Hai parlato di carità; la carità è amore. E l'amore può essere anche amore contemplativo, ma tu hai scelto l'amore attivo, hai scelto l'azione, e ti sei quindi rivolto soprattutto ai ragazzi, ai giovani, cioè a coloro che sono la fonte della vita e li hai seguiti innanzitutto qui in Italia. Hai poi illustrato la tua attività che svolgi da circa venti anni in un carcere minorile e poi di come il tuo spirito missionario ti ha portato al di là dell'oceano nel Perù, in una regione particolarmente belle ma anche particolarmente difficile, con una popolazione molto povera.
Ecco la capacità di unire il senso alto della vita con la praticità di affrontare in modo concreto i problemi della vita è l'aspetto che ritengo sia quello che esalta e nobilita la vostra attività nel Mato Grosso, che riscuote meritatamente l'ammirazione incondizionata di tutti, che ne rimangono esaltati e ricchi di entusiasmo.
Ed è lo stesso spirito salesiano che in particolare è stato interpretato da Don Bosco. Mentre mi accingevo a questo incontro - senza sapere dell'accoglienza riservatami con l'intonazione di canti dedicati a Don Bosco - ricordavo a Don Ugo che mio padre e mia madre erano particolarmente devoti a Don Bosco prima che diventasse beato.
I miei genitori, infatti, avevano avuto l'occasione di conoscere alcuni dei padri salesiani di Torino, e ricordo anche il nome di colui che costituì il loro punto di riferimento, Don Angelo Caimmi. Siamo negli anni '20, mio padre e mia madre erano andati a Torino a visitare sia l'istituto dei Salesiani sia il Cottolengo, rimanendone impressionati e commossi. E con questo sacerdote si creò immediatamente un rapporto di simpatia umana che li ha fatti diventare amici a distanza per tutto il resto della loro vita.
Di Don Caimmi mi ricordo che si occupava soprattutto della tipografia che avete a Torino, perché mi mandava di tanto in tanto in regalo dei libri scolastici pubblicati dalla vostra casa editrice. Cosicché come ti ho detto mentre venivamo qui allora nella famiglia mia c'era l'abitudine che i bambini dicessero le preghiere la sera prima di addormentarsi e le preghiere mie e di mio fratello terminavano sempre con "Don Bosco prega per noi".
Per questo motivo quando ho ascoltato dal vostro coro le parole di questo inno a Don Bosco, ne sono rimasto particolarmente commosso e ho compreso lo spirito che vi anima.
Per me è stata una dolce e gradita sorpresa questo incontro con voi, perché sono venuto a questa udienza pensando di trovare dei volontari, e per fortuna ce ne sono tanti, però in voi ho constatato una carica particolare, che è contagiosa, e devo ammettere che è un bel contagio.
Grazie di quanto ci avete dato in questo pomeriggio.
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E queste sensazioni sono evidenti non soltanto dall'essere stato accolto dal vostro canto intonato dal vostro bel coro, di cui ringrazio tutti quanti, ma perché si percepisce già dalla tua figura alta e dal tuo viso e dal tuo sguardo che emana un qualcosa di inconfondibile, unitamente all'ascoltare le tue belle parole ricche di entusiasmo che bastano per farci comprendere quale spinta hai dentro e quale forza d'animo sei capace di comunicare.
Hai parlato di carità; la carità è amore. E l'amore può essere anche amore contemplativo, ma tu hai scelto l'amore attivo, hai scelto l'azione, e ti sei quindi rivolto soprattutto ai ragazzi, ai giovani, cioè a coloro che sono la fonte della vita e li hai seguiti innanzitutto qui in Italia. Hai poi illustrato la tua attività che svolgi da circa venti anni in un carcere minorile e poi di come il tuo spirito missionario ti ha portato al di là dell'oceano nel Perù, in una regione particolarmente belle ma anche particolarmente difficile, con una popolazione molto povera.
Ecco la capacità di unire il senso alto della vita con la praticità di affrontare in modo concreto i problemi della vita è l'aspetto che ritengo sia quello che esalta e nobilita la vostra attività nel Mato Grosso, che riscuote meritatamente l'ammirazione incondizionata di tutti, che ne rimangono esaltati e ricchi di entusiasmo.
Ed è lo stesso spirito salesiano che in particolare è stato interpretato da Don Bosco. Mentre mi accingevo a questo incontro - senza sapere dell'accoglienza riservatami con l'intonazione di canti dedicati a Don Bosco - ricordavo a Don Ugo che mio padre e mia madre erano particolarmente devoti a Don Bosco prima che diventasse beato.
I miei genitori, infatti, avevano avuto l'occasione di conoscere alcuni dei padri salesiani di Torino, e ricordo anche il nome di colui che costituì il loro punto di riferimento, Don Angelo Caimmi. Siamo negli anni '20, mio padre e mia madre erano andati a Torino a visitare sia l'istituto dei Salesiani sia il Cottolengo, rimanendone impressionati e commossi. E con questo sacerdote si creò immediatamente un rapporto di simpatia umana che li ha fatti diventare amici a distanza per tutto il resto della loro vita.
Di Don Caimmi mi ricordo che si occupava soprattutto della tipografia che avete a Torino, perché mi mandava di tanto in tanto in regalo dei libri scolastici pubblicati dalla vostra casa editrice. Cosicché come ti ho detto mentre venivamo qui allora nella famiglia mia c'era l'abitudine che i bambini dicessero le preghiere la sera prima di addormentarsi e le preghiere mie e di mio fratello terminavano sempre con "Don Bosco prega per noi".
Per questo motivo quando ho ascoltato dal vostro coro le parole di questo inno a Don Bosco, ne sono rimasto particolarmente commosso e ho compreso lo spirito che vi anima.
Per me è stata una dolce e gradita sorpresa questo incontro con voi, perché sono venuto a questa udienza pensando di trovare dei volontari, e per fortuna ce ne sono tanti, però in voi ho constatato una carica particolare, che è contagiosa, e devo ammettere che è un bel contagio.
Grazie di quanto ci avete dato in questo pomeriggio.