Dichiarazioni del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi al termine del meeting interreligioso di Assisi nella giornata di preghiera per la pace nel mondo
Torniamo dall'incontro di Assisi con rinnovato impegno ad operare per la pace. Con questo spirito vanno affrontati i conflitti che ancora feriscono troppi popoli, troppe nazioni.
Vicina a noi la tragedia del Medio Oriente rinnova ogni giorno dolore e sgomento.
Respingo la rassegnazione allo stato di violenza, di terrorismo e di atti di guerra in Israele e nei territori palestinesi. Non lasciamo che la frustrazione si trasformi in fatalistica accettazione da parte di tutti: degli israeliani, dei palestinesi, della comunità internazionale.
Siamo spettatori impotenti solo se scegliamo di esserlo.
Il primo passo è garantire la sicurezza. E' impossibile che il negoziato conviva con le violenze, con l'uccisione quotidiana di innocenti. Dichiarare il "cessate il fuoco" non basta. Va osservato e fatto osservare con intese cogenti e comportamenti coerenti.
La comunità internazionale ha la capacità di proteggere la tregua. Lo ha provato a Hebron. Sulla base di intese precise, osservatori internazionali possono essere arbitri imparziali e rigorosi.
Il dialogo si è ormai ridotto ad un filo sottile: guai a lasciarlo spezzare. Deve tornare ad essere l'anello decisivo che fa la differenza fra progresso verso la pace e resa alla violenza.
Il dilagare della violenza può condurre ad esiti dalla portata imprevedibile.
Urge rinnovare gli sforzi della comunità internazionale - in primo luogo degli Stati Uniti, dell'Unione Europea, della Federazione Russa - per un'azione congiunta, decisa che riconduca le parti al tavolo del negoziato.
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Vicina a noi la tragedia del Medio Oriente rinnova ogni giorno dolore e sgomento.
Respingo la rassegnazione allo stato di violenza, di terrorismo e di atti di guerra in Israele e nei territori palestinesi. Non lasciamo che la frustrazione si trasformi in fatalistica accettazione da parte di tutti: degli israeliani, dei palestinesi, della comunità internazionale.
Siamo spettatori impotenti solo se scegliamo di esserlo.
Il primo passo è garantire la sicurezza. E' impossibile che il negoziato conviva con le violenze, con l'uccisione quotidiana di innocenti. Dichiarare il "cessate il fuoco" non basta. Va osservato e fatto osservare con intese cogenti e comportamenti coerenti.
La comunità internazionale ha la capacità di proteggere la tregua. Lo ha provato a Hebron. Sulla base di intese precise, osservatori internazionali possono essere arbitri imparziali e rigorosi.
Il dialogo si è ormai ridotto ad un filo sottile: guai a lasciarlo spezzare. Deve tornare ad essere l'anello decisivo che fa la differenza fra progresso verso la pace e resa alla violenza.
Il dilagare della violenza può condurre ad esiti dalla portata imprevedibile.
Urge rinnovare gli sforzi della comunità internazionale - in primo luogo degli Stati Uniti, dell'Unione Europea, della Federazione Russa - per un'azione congiunta, decisa che riconduca le parti al tavolo del negoziato.