Incontro del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con il presidente e partecipanti al 13° Convegno nazionale della Confederazione italiana consultori familiari di ispirazione cristiana
Desidero ringraziare il Presidente Solinas per le parole che ha rivolto a mia moglie e a me. Sono grato per il dono che mi ha voluto consegnare, che racchiude le testimonianze della vostra opera.
Non ho preparato per l'occasione una risposta, ma non ce n'era bisogno. Il servizio che voi spontaneamente avete scelto di svolgere richiama, attraverso due parole, un complesso di valori che mi stanno particolarmente a cuore. Le due parole sono: famiglia e volontariato.
Ritengo che la "famiglia" come nucleo fondamentale della collettività e del nostro convivere sia quanto di più importante abbiamo ereditato dai nostri padri e che abbiamo il dovere di trasmettere alle nuove generazioni.
Non c'è dubbio che nel volgere di questi decenni sono cambiati molte situazioni ed aspetti della realtà sociale, che hanno avuto ed hanno una influenza rilevante anche nel modo di essere della famiglia. Credo che anche se questo processo avviene in modi più intensi che nel passato, non costituisce niente di nuovo nella storia della umanità.
Nel volgere dei secoli la società è cambiata e all'interno della società la famiglia ha visto modificare anche i suoi rapporti. Ma l'importante è che rimangano vivi e siano vissuti come tali i valori fondamentali che la famiglia ha in sé. E su questo noi abbiamo un dovere verso noi stessi, un dovere verso coloro che ci seguiranno.
E il constatare che voi cercate - attraverso la vostra opera volontaria e spontanea - di far sì che nel mutare delle condizioni sociali ed economiche di una società rimangano sostanzialmente immutati nella loro essenza i valori della famiglia, è un fatto di straordinaria importanza, che va al di là anche del nostro credo religioso e investe il nostro vivere come uomini.
Quindi mia moglie ed io - che abbiamo ritenuto di vivere la vita della famiglia nel modo che concordemente abbiamo scelto - sentiamo l'importanza di questa vostra opera, di aiutare soprattutto i giovani a credere nella famiglia, a credere alla importanza e al dovere di vivere in famiglia, di crearsi e di formarsi una famiglia.
Accanto al termine "famiglia", la parola "volontariato". Il volontariato è sempre esistito in una qualche forma, ma non c'è dubbio che in questi ultimi decenni esso ha registrato uno sviluppo certamente quasi impensabile.
Dalle poche e limitate associazioni di volontariato, volte a esercitare alcune delle fondamentali opere di carità, si è passati, nel giro degli ultimi decenni, a una realtà sicuramente straordinaria. Il numero delle associazioni di volontariato si è moltiplicato e si è compresa - ed è il frutto anche questo del modificarsi di una società - la importanza che ha assunto il volontariato senza entrare in concorrenza con lo Stato, ma volto a integrare e a completare l'opera che lo Stato ha il dovere di svolgere nei confronti della collettività.
Lo Stato - e questo è un concetto che ripeto da anni, non solo da quando sono qui al Quirinale - ha il dovere di assicurare un'assistenza non dico minima, ma la più ampia possibile. Ma è indubbio che esso per sua natura non può che garantire quello che io chiamo lo zoccolo duro dell'assistenza e fare in modo che essa sia distribuita nel modo più neutrale possibile.
Ma le esigenze della società e le esigenze dei singoli nella società sono talmente diversificate per cui lo Stato - inteso in tutte le sue accezioni, dallo Stato centrale alle Regioni, alle Provincie, ai Comuni - non può arrivare in modo capillare ad affrontare tutte le realtà interne di una collettività, perché a parte la questione dei mezzi non ha neanche la possibilità di potere apprezzare l'intensità del bisogno del singolo. In teoria probabilmente certi bisogni possono risultare tutti uguali, ma in concreto sono a volte profondamente diversi sia per la loro intensità che per la maniera nella quale essi si manifestano. E allora il volontariato a questo compito può provvedere con più efficacia.
Quindi l'azione del volontariato non costituisce soltanto una integrazione delle risorse sia finanziarie che umane, ma deve anche perseguire la possibilità di potere entrare più direttamente nel tessuto sociale e comprendere le diverse realtà, al fine di potere intervenire nella maniera più specifica e idonea per cercare di venire incontro a queste esigenze laddove esse si manifestino.
E proprio perché ha assunto queste dimensioni senza alcun dubbio il volontariato oggi ha di fronte a sé ulteriori problemi, e lo si rileva anche leggendo alcuni resoconti del recente convegno sul volontariato che si è tenuto ieri ad Arezzo. Essendosi nel tempo modificato sia il numero delle persone che prestano la loro opera spontanea nel campo del volontariato, sia l'entità di coloro che lavorano come dipendenti nelle organizzazioni di volontariato, ci si rende conto che bisogna darsi strutture progressivamente diverse e diversificate.
Ora voi attraverso le istituzioni alle quali avete dato vita vi proponete compiti specifici che permettono, a voi come singoli, di poter esprimere appieno il vostro desiderio di essere utili alla società e ai singoli uomini che la compongono. Al tempo stesso vi adoperate per cercare non solo di preservare ma di dare continuità alla istituzione famiglia con la stessa opera che i vostri consultori stanno svolgendo sia nel campo psicologico, sia nel campo medico che in quello etico e religioso.
Sono queste alcune delle considerazioni e riflessioni, molto più modeste di quelle che Don Cicconi vi rivolge all'inizio dei vostri incontri, che ho ritenuto di esprimervi per confermarvi tutto il mio compiacimento per la vostra opera e per rivolgervi la mia gratitudine, l'apprezzamento più vivo e il migliore augurio per quanto svolgerete anche in futuro.
Grazie a tutti quanti voi.
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Non ho preparato per l'occasione una risposta, ma non ce n'era bisogno. Il servizio che voi spontaneamente avete scelto di svolgere richiama, attraverso due parole, un complesso di valori che mi stanno particolarmente a cuore. Le due parole sono: famiglia e volontariato.
Ritengo che la "famiglia" come nucleo fondamentale della collettività e del nostro convivere sia quanto di più importante abbiamo ereditato dai nostri padri e che abbiamo il dovere di trasmettere alle nuove generazioni.
Non c'è dubbio che nel volgere di questi decenni sono cambiati molte situazioni ed aspetti della realtà sociale, che hanno avuto ed hanno una influenza rilevante anche nel modo di essere della famiglia. Credo che anche se questo processo avviene in modi più intensi che nel passato, non costituisce niente di nuovo nella storia della umanità.
Nel volgere dei secoli la società è cambiata e all'interno della società la famiglia ha visto modificare anche i suoi rapporti. Ma l'importante è che rimangano vivi e siano vissuti come tali i valori fondamentali che la famiglia ha in sé. E su questo noi abbiamo un dovere verso noi stessi, un dovere verso coloro che ci seguiranno.
E il constatare che voi cercate - attraverso la vostra opera volontaria e spontanea - di far sì che nel mutare delle condizioni sociali ed economiche di una società rimangano sostanzialmente immutati nella loro essenza i valori della famiglia, è un fatto di straordinaria importanza, che va al di là anche del nostro credo religioso e investe il nostro vivere come uomini.
Quindi mia moglie ed io - che abbiamo ritenuto di vivere la vita della famiglia nel modo che concordemente abbiamo scelto - sentiamo l'importanza di questa vostra opera, di aiutare soprattutto i giovani a credere nella famiglia, a credere alla importanza e al dovere di vivere in famiglia, di crearsi e di formarsi una famiglia.
Accanto al termine "famiglia", la parola "volontariato". Il volontariato è sempre esistito in una qualche forma, ma non c'è dubbio che in questi ultimi decenni esso ha registrato uno sviluppo certamente quasi impensabile.
Dalle poche e limitate associazioni di volontariato, volte a esercitare alcune delle fondamentali opere di carità, si è passati, nel giro degli ultimi decenni, a una realtà sicuramente straordinaria. Il numero delle associazioni di volontariato si è moltiplicato e si è compresa - ed è il frutto anche questo del modificarsi di una società - la importanza che ha assunto il volontariato senza entrare in concorrenza con lo Stato, ma volto a integrare e a completare l'opera che lo Stato ha il dovere di svolgere nei confronti della collettività.
Lo Stato - e questo è un concetto che ripeto da anni, non solo da quando sono qui al Quirinale - ha il dovere di assicurare un'assistenza non dico minima, ma la più ampia possibile. Ma è indubbio che esso per sua natura non può che garantire quello che io chiamo lo zoccolo duro dell'assistenza e fare in modo che essa sia distribuita nel modo più neutrale possibile.
Ma le esigenze della società e le esigenze dei singoli nella società sono talmente diversificate per cui lo Stato - inteso in tutte le sue accezioni, dallo Stato centrale alle Regioni, alle Provincie, ai Comuni - non può arrivare in modo capillare ad affrontare tutte le realtà interne di una collettività, perché a parte la questione dei mezzi non ha neanche la possibilità di potere apprezzare l'intensità del bisogno del singolo. In teoria probabilmente certi bisogni possono risultare tutti uguali, ma in concreto sono a volte profondamente diversi sia per la loro intensità che per la maniera nella quale essi si manifestano. E allora il volontariato a questo compito può provvedere con più efficacia.
Quindi l'azione del volontariato non costituisce soltanto una integrazione delle risorse sia finanziarie che umane, ma deve anche perseguire la possibilità di potere entrare più direttamente nel tessuto sociale e comprendere le diverse realtà, al fine di potere intervenire nella maniera più specifica e idonea per cercare di venire incontro a queste esigenze laddove esse si manifestino.
E proprio perché ha assunto queste dimensioni senza alcun dubbio il volontariato oggi ha di fronte a sé ulteriori problemi, e lo si rileva anche leggendo alcuni resoconti del recente convegno sul volontariato che si è tenuto ieri ad Arezzo. Essendosi nel tempo modificato sia il numero delle persone che prestano la loro opera spontanea nel campo del volontariato, sia l'entità di coloro che lavorano come dipendenti nelle organizzazioni di volontariato, ci si rende conto che bisogna darsi strutture progressivamente diverse e diversificate.
Ora voi attraverso le istituzioni alle quali avete dato vita vi proponete compiti specifici che permettono, a voi come singoli, di poter esprimere appieno il vostro desiderio di essere utili alla società e ai singoli uomini che la compongono. Al tempo stesso vi adoperate per cercare non solo di preservare ma di dare continuità alla istituzione famiglia con la stessa opera che i vostri consultori stanno svolgendo sia nel campo psicologico, sia nel campo medico che in quello etico e religioso.
Sono queste alcune delle considerazioni e riflessioni, molto più modeste di quelle che Don Cicconi vi rivolge all'inizio dei vostri incontri, che ho ritenuto di esprimervi per confermarvi tutto il mio compiacimento per la vostra opera e per rivolgervi la mia gratitudine, l'apprezzamento più vivo e il migliore augurio per quanto svolgerete anche in futuro.
Grazie a tutti quanti voi.
Diario storico
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