Incontro del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con una delegazione dell'Associazione nazionale Città del vino
Mi fa piacere ricevere questa vostra pubblicazione anche perché mi permette di avere un inventario di tutte le località che producono vino in Italia, perché anch'io volevo riuscire a "raccapezzarmici" un po', come si dice in toscano.
Apprezzo profondamente quello che state facendo, quello che avete realizzato, che è stato qui sintetizzato nelle parole del Presidente.
Senza dubbio si può dire che siete riusciti a raggiungere ottimi traguardi, se pensiamo a quale era la situazione di molti decenni fa quando, non solo per alcune scelte non felici che furono compiute e che portarono, addirittura, a produrre il vino in autobotti, ma soprattutto perché si era in presenza di un'incapacità di valorizzare il vostro prodotto.
E si aveva una triste sensazione anche andando per le campagne dell'Italia e sentirsi dire dai produttori: "Sì, ho questa vigna ma la devo far tagliare perché non è più conveniente!" E tutto ciò era senza dubbio deprimente.
A distanza di pochi decenni assistere a una realtà del tutto opposta con l'incremento delle vigne, e il constatare che vengono sempre più curate, diventando una fonte non solo di reddito, perché il vino non è solamente un bene economico, ma è vorrei dire anche un bene sociale. Sociale sotto un doppio profilo, sia perché coltivare il vino significa dare un apporto fondamentale alla conservazione dell'ambiente, sia perché produrre il vino significa produrre un bene che, per sua natura, è portato a far socializzare le persone. E quindi ha una sua valenza plurima.
E tutto questo è stato possibile perché, appunto, c'è stata questa capacità di ridare alla produzione del vino una sua qualificazione.
Ricordo ancora quando, da ragazzo - sono nato e vissuto a Livorno - si ordinava le nostre due damigiane di vino proprio a "Greve in Chianti" e l'infiascatura sul tavolo di cucina e, poi, con il tubo di gomma s'abboccava e si incominciava ad infiascare fiasco per fiasco; aggiungendovi poi un po' d'olio e incappucciarli con un po' di carta, possibilmente oleata o carta gialla per meglio conservarlo. E ricordo anche la estrema cura che si usava per togliere l'olio ogni volta che si apriva un fiasco, con la raccomandazione di farlo non con il cotone idrofilo ma con la stoppa, evitando assolutamente di lasciare qualche stilla d'olio, perché si sarebbe rovinato l'intero fiasco.
Sono ricordi questi di una realtà che si può anche chiamare antica ma, poi non troppo lontana dal periodo in cui l'ho vissuta.
L'aspetto bello è la capacità di avere dato una qualificazione alla produzione del vino. E' stato un enorme successo che dovete coltivare, vigilare e stare attenti agli ostacoli e alle scelte che attuerete in questo campo, sapendo che nel campo della qualità basta poco per sciupare il lavoro di molti.
A ciascuno di voi è affidata la responsabilità e la maestria di conservare e di mantenere alta e migliorare sempre più l'alta qualità del vostro prodotto.
Al tempo stesso, bisogna sempre più accompagnare questo apporto che date alla conservazione del territorio, alla conservazione della natura e al conseguente abbellimento che la vigna stessa conferisce al territorio e che fa sì che oggi ci sia questo ritorno, anche turistico, all'agricoltura. Perché tutto tiene e tutto ha un suo rendimento che reciprocamente si influenza e si esalta.
Comprendo le vostre preoccupazioni per i timori che, attraverso certe invenzioni genetiche, si possa rischiare di rovinare il buon prodotto. Quindi, prendo atto dell'appello che mi è stato rivolto, ma, soprattutto, credo che stia in voi e nelle vostre possibilità continuare su questa strada che vi ha certamente gratificato anche economicamente in tutta Italia.
Perché ormai il vino non è più solamente ad appannaggio di sole due o tre regioni, come il Piemonte, la Toscana ad esempio per il Chianti. Invece oggi la produzione vinicola è diramata in tutte le regioni, in quanto non c'è regione italiana che non sia stata capace di trovare il territorio adatto a una buona cultura della pianta della vite e quindi a una buona vinificazione. Lo considero questo processo un successo enorme che si estende dalle zone alpine fino all'estrema Sicilia.
Sta quindi alla vostra capacità di non chiudervi troppo, ma al tempo stesso dovete preservare le vostre caratteristiche di essere dei buoni produttori e anche dei buoni commercianti, perché Il prodotto occorre saperlo vendere bene, senza incorrere in esagerazioni perché il vino non può diventare solamente una bevanda per pochi eletti o per i benestanti, ma esso nasce e deve rimanere un consumo popolare, e quindi alla portata di tutti.
Non vi dico altro, se non che sappiate ormai che la vigna insieme al vino fanno bella la nostra Italia. Grazie.
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Apprezzo profondamente quello che state facendo, quello che avete realizzato, che è stato qui sintetizzato nelle parole del Presidente.
Senza dubbio si può dire che siete riusciti a raggiungere ottimi traguardi, se pensiamo a quale era la situazione di molti decenni fa quando, non solo per alcune scelte non felici che furono compiute e che portarono, addirittura, a produrre il vino in autobotti, ma soprattutto perché si era in presenza di un'incapacità di valorizzare il vostro prodotto.
E si aveva una triste sensazione anche andando per le campagne dell'Italia e sentirsi dire dai produttori: "Sì, ho questa vigna ma la devo far tagliare perché non è più conveniente!" E tutto ciò era senza dubbio deprimente.
A distanza di pochi decenni assistere a una realtà del tutto opposta con l'incremento delle vigne, e il constatare che vengono sempre più curate, diventando una fonte non solo di reddito, perché il vino non è solamente un bene economico, ma è vorrei dire anche un bene sociale. Sociale sotto un doppio profilo, sia perché coltivare il vino significa dare un apporto fondamentale alla conservazione dell'ambiente, sia perché produrre il vino significa produrre un bene che, per sua natura, è portato a far socializzare le persone. E quindi ha una sua valenza plurima.
E tutto questo è stato possibile perché, appunto, c'è stata questa capacità di ridare alla produzione del vino una sua qualificazione.
Ricordo ancora quando, da ragazzo - sono nato e vissuto a Livorno - si ordinava le nostre due damigiane di vino proprio a "Greve in Chianti" e l'infiascatura sul tavolo di cucina e, poi, con il tubo di gomma s'abboccava e si incominciava ad infiascare fiasco per fiasco; aggiungendovi poi un po' d'olio e incappucciarli con un po' di carta, possibilmente oleata o carta gialla per meglio conservarlo. E ricordo anche la estrema cura che si usava per togliere l'olio ogni volta che si apriva un fiasco, con la raccomandazione di farlo non con il cotone idrofilo ma con la stoppa, evitando assolutamente di lasciare qualche stilla d'olio, perché si sarebbe rovinato l'intero fiasco.
Sono ricordi questi di una realtà che si può anche chiamare antica ma, poi non troppo lontana dal periodo in cui l'ho vissuta.
L'aspetto bello è la capacità di avere dato una qualificazione alla produzione del vino. E' stato un enorme successo che dovete coltivare, vigilare e stare attenti agli ostacoli e alle scelte che attuerete in questo campo, sapendo che nel campo della qualità basta poco per sciupare il lavoro di molti.
A ciascuno di voi è affidata la responsabilità e la maestria di conservare e di mantenere alta e migliorare sempre più l'alta qualità del vostro prodotto.
Al tempo stesso, bisogna sempre più accompagnare questo apporto che date alla conservazione del territorio, alla conservazione della natura e al conseguente abbellimento che la vigna stessa conferisce al territorio e che fa sì che oggi ci sia questo ritorno, anche turistico, all'agricoltura. Perché tutto tiene e tutto ha un suo rendimento che reciprocamente si influenza e si esalta.
Comprendo le vostre preoccupazioni per i timori che, attraverso certe invenzioni genetiche, si possa rischiare di rovinare il buon prodotto. Quindi, prendo atto dell'appello che mi è stato rivolto, ma, soprattutto, credo che stia in voi e nelle vostre possibilità continuare su questa strada che vi ha certamente gratificato anche economicamente in tutta Italia.
Perché ormai il vino non è più solamente ad appannaggio di sole due o tre regioni, come il Piemonte, la Toscana ad esempio per il Chianti. Invece oggi la produzione vinicola è diramata in tutte le regioni, in quanto non c'è regione italiana che non sia stata capace di trovare il territorio adatto a una buona cultura della pianta della vite e quindi a una buona vinificazione. Lo considero questo processo un successo enorme che si estende dalle zone alpine fino all'estrema Sicilia.
Sta quindi alla vostra capacità di non chiudervi troppo, ma al tempo stesso dovete preservare le vostre caratteristiche di essere dei buoni produttori e anche dei buoni commercianti, perché Il prodotto occorre saperlo vendere bene, senza incorrere in esagerazioni perché il vino non può diventare solamente una bevanda per pochi eletti o per i benestanti, ma esso nasce e deve rimanere un consumo popolare, e quindi alla portata di tutti.
Non vi dico altro, se non che sappiate ormai che la vigna insieme al vino fanno bella la nostra Italia. Grazie.