Incontro del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con l'on. Gerardo Agostini nuovo presidente della Federazione italiana volontari della libertà e con i dirigenti della FIVL
Ritrovarmi qui con voi è come stare con vecchi, veri amici; amici che sono uniti da esperienze lontane nel tempo ma che sono sempre attuali.
Il Presidente Agostini ha pronunciato delle bellissime parole, che tutti quanti condividiamo, che tutti quanti sentiamo vere nel profondo del nostro animo.
Questi nostri incontri sono sempre occasione non di ricordo - pure nella doverosa commemorazione di persone e nella celebrazione di eventi che hanno segnato la nostra vita decenni fa - ma sono l'occasione per sottolineare l'opera attiva svolta sempre al servizio della nostra Patria.
L'ultima volta che ci siamo incontrati, in un'assemblea più ampia che abbracciava tutte le Associazioni, con la presenza di molti giovani, è stata - come ha ricordato Agostini - in occasione della celebrazione del "Giorno della memoria". Ed è stata quella una giornata importante, non solo di commemorazione o di celebrazione o di amarcord; ma è stata la circostanza che ci ha dato modo di trasmettere con la memoria e far conoscere alle nuove generazioni - e di qui l'importanza della presenza di molti giovani - il nostro passato, come base e fondamento per l'azione presente e futura.
Di questo ha bisogno il nostro Paese: sentire questo filo rosso che lega le generazioni che si sono succedute, quelle dei nostri padri, dei nostri nonni. Mi richiamo in proposito sempre al Risorgimento, a questa pietra carsica che mi avete ora donato, proveniente dalle terre dove hanno combattuto i nostri padri, e a quello che ha rappresentato la Resistenza, alle vicende che hanno portato alla costruzione dell'Italia repubblicana, che si congiungono agli eventi dell'Italia di oggi e di domani. E attraverso la memoria il nostro dovere è quello di aiutare a trasfondere questi valori attraverso la conservazione della nostra identità, così come l'abbiamo vissuta in quella che sta diventando l'identità europea.
E' importante tutto ciò, per queste ragioni bisogna continuare a operare, e la nostra opera è essenziale e dobbiamo fare in modo di riuscire in questa azione prima che la nostra generazione, purtroppo, fisicamente scompaia. Ogni volta che ci incontriamo qualcuno manca.
Voi siete stati capaci di far sentire ai nostri figli, ai nostri nipoti che quelle che sono state le nostre esperienze e le nostre vicende hanno rappresentato una realtà viva, ricca di motivazioni, e che devono costituire per loro un indirizzo e una guida. Questo è il nostro dovere di oggi.
Ci ritroveremo presto tutti insieme, ciascuno nelle varie sedi, a ricordare il 25 aprile. Lo celebrerò ad Ascoli Piceno per conferire la medaglia d'oro al valor miliare al gonfalone della città di Ascoli. Ognuno di voi sarà, certamente, in qualche manifestazione a Roma o altrove, ma saremo uniti compiendo in luoghi diversi d'Italia, la stessa opera, ispirata agli stessi principi e a quei valori ai quali ha fatto riferimento il nostro Presidente Agostini.
Giustamente egli ha ricordato i Presidenti che l'hanno preceduto. Non sto qui ad elencarli tutti; li custodiamo nella nostra memoria, ma in particolare anch'io sento il dovere di richiamarmi a quello che è stato il più diretto predecessore di Agostini, Paolo Emilio Taviani.
Egli ha partecipato agli eventi degli anni della nostra gioventù con impegno, con la sua presenza, con la testimonianza attiva, dimostrando come - sono solito dire - pensiero e azione siano egualmente necessari e debbano combinarsi. E Taviani lo ha realizzato nella maniera più completa e si è anche impegnato nell'azione di memoria e di italianità.
Di memoria: come emerge dall'indimenticabile suo libro "Pittaluga racconta". Creo che sia stato uno dei primi esempi e una testimonianza scritta delle vicende che egli aveva vissuto nella sua Liguria. Ricordiamo sempre l'azione da Taviani svolta, anch'essa raccontata nell'opera "Diario su Trieste" come pure tutta la sua opera di italianità che emerge dagli "Studi Colombiani", che è la espressione di un'altra enorme opera di italianità.
Queste tre opere costituiscono le testimonianze vive che onorano Paolo Emilio Taviani e, quindi, mi fa piacere apprendere che voi intendete onorarlo erigendo un monumento in bronzo in una località particolarmente significativa. Spero che mi sarà possibile essere presente fisicamente con voi a quella manifestazione, ma comunque intendo ribadire la mia condivisione piena di questa iniziativa che voi avete deciso giustamente di realizzare.
Taviani era persona coraggiosa e prudente. Uso la parola prudente nel significato originale del termine, cioè saggia. Egli sapeva quando era il momento di agire e di pensare; quando era il momento di parlare o di operare anche silenziosamente; di dar consiglio riservato e sommesso o di prendere aperte posizioni.
Ecco, credo che sotto questo profilo, Taviani rappresenti un esempio luminoso della nostra generazione e come tale dobbiamo riservargli nella nostra memoria, nel nostro ricordo gratitudine e prendere da lui esempio.
Con questi sentimenti vi saluto, vi ringrazio del vostro sostegno che sento vivo. Ne ho bisogno, perché le vicende che stiamo affrontando in Italia, in Europa e nel mondo sono estremamente difficili e in alcuni casi - non nel nostro Paese - sono drammatiche. Dobbiamo sentirci spiritualmente uniti. Noi che ci trovammo uniti nelle diverse parti dell'Italia e dell'Europa dopo quel tremendo 8 settembre 1943, riuscendo a ritrovare, prima nella nostra coscienza e , poi, nella nostra azione la forza dei valori che erano dentro di noi e che erano stati per troppo tempo conculcati.
La vita democratica si basa nel senso delle istituzioni e nel senso delle leggi, leggi ispirate a quei valori di libertà, di giustizia che ci hanno sempre animato; dobbiamo coltivare questi sentimenti nei giovani. E quest'opera deve essere continua, quotidiana, senza mai un momento in cui ci si possa rilassare, in quanto la conquista della libertà sia dentro di noi sia nella collettività in cui viviamo è senza dubbio un'attività che non deve avere interruzione, ma deve essere costante.
Grazie, quindi, per il vostro sostegno, grazie, se mi permettete anche per il vostro affetto.
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Il Presidente Agostini ha pronunciato delle bellissime parole, che tutti quanti condividiamo, che tutti quanti sentiamo vere nel profondo del nostro animo.
Questi nostri incontri sono sempre occasione non di ricordo - pure nella doverosa commemorazione di persone e nella celebrazione di eventi che hanno segnato la nostra vita decenni fa - ma sono l'occasione per sottolineare l'opera attiva svolta sempre al servizio della nostra Patria.
L'ultima volta che ci siamo incontrati, in un'assemblea più ampia che abbracciava tutte le Associazioni, con la presenza di molti giovani, è stata - come ha ricordato Agostini - in occasione della celebrazione del "Giorno della memoria". Ed è stata quella una giornata importante, non solo di commemorazione o di celebrazione o di amarcord; ma è stata la circostanza che ci ha dato modo di trasmettere con la memoria e far conoscere alle nuove generazioni - e di qui l'importanza della presenza di molti giovani - il nostro passato, come base e fondamento per l'azione presente e futura.
Di questo ha bisogno il nostro Paese: sentire questo filo rosso che lega le generazioni che si sono succedute, quelle dei nostri padri, dei nostri nonni. Mi richiamo in proposito sempre al Risorgimento, a questa pietra carsica che mi avete ora donato, proveniente dalle terre dove hanno combattuto i nostri padri, e a quello che ha rappresentato la Resistenza, alle vicende che hanno portato alla costruzione dell'Italia repubblicana, che si congiungono agli eventi dell'Italia di oggi e di domani. E attraverso la memoria il nostro dovere è quello di aiutare a trasfondere questi valori attraverso la conservazione della nostra identità, così come l'abbiamo vissuta in quella che sta diventando l'identità europea.
E' importante tutto ciò, per queste ragioni bisogna continuare a operare, e la nostra opera è essenziale e dobbiamo fare in modo di riuscire in questa azione prima che la nostra generazione, purtroppo, fisicamente scompaia. Ogni volta che ci incontriamo qualcuno manca.
Voi siete stati capaci di far sentire ai nostri figli, ai nostri nipoti che quelle che sono state le nostre esperienze e le nostre vicende hanno rappresentato una realtà viva, ricca di motivazioni, e che devono costituire per loro un indirizzo e una guida. Questo è il nostro dovere di oggi.
Ci ritroveremo presto tutti insieme, ciascuno nelle varie sedi, a ricordare il 25 aprile. Lo celebrerò ad Ascoli Piceno per conferire la medaglia d'oro al valor miliare al gonfalone della città di Ascoli. Ognuno di voi sarà, certamente, in qualche manifestazione a Roma o altrove, ma saremo uniti compiendo in luoghi diversi d'Italia, la stessa opera, ispirata agli stessi principi e a quei valori ai quali ha fatto riferimento il nostro Presidente Agostini.
Giustamente egli ha ricordato i Presidenti che l'hanno preceduto. Non sto qui ad elencarli tutti; li custodiamo nella nostra memoria, ma in particolare anch'io sento il dovere di richiamarmi a quello che è stato il più diretto predecessore di Agostini, Paolo Emilio Taviani.
Egli ha partecipato agli eventi degli anni della nostra gioventù con impegno, con la sua presenza, con la testimonianza attiva, dimostrando come - sono solito dire - pensiero e azione siano egualmente necessari e debbano combinarsi. E Taviani lo ha realizzato nella maniera più completa e si è anche impegnato nell'azione di memoria e di italianità.
Di memoria: come emerge dall'indimenticabile suo libro "Pittaluga racconta". Creo che sia stato uno dei primi esempi e una testimonianza scritta delle vicende che egli aveva vissuto nella sua Liguria. Ricordiamo sempre l'azione da Taviani svolta, anch'essa raccontata nell'opera "Diario su Trieste" come pure tutta la sua opera di italianità che emerge dagli "Studi Colombiani", che è la espressione di un'altra enorme opera di italianità.
Queste tre opere costituiscono le testimonianze vive che onorano Paolo Emilio Taviani e, quindi, mi fa piacere apprendere che voi intendete onorarlo erigendo un monumento in bronzo in una località particolarmente significativa. Spero che mi sarà possibile essere presente fisicamente con voi a quella manifestazione, ma comunque intendo ribadire la mia condivisione piena di questa iniziativa che voi avete deciso giustamente di realizzare.
Taviani era persona coraggiosa e prudente. Uso la parola prudente nel significato originale del termine, cioè saggia. Egli sapeva quando era il momento di agire e di pensare; quando era il momento di parlare o di operare anche silenziosamente; di dar consiglio riservato e sommesso o di prendere aperte posizioni.
Ecco, credo che sotto questo profilo, Taviani rappresenti un esempio luminoso della nostra generazione e come tale dobbiamo riservargli nella nostra memoria, nel nostro ricordo gratitudine e prendere da lui esempio.
Con questi sentimenti vi saluto, vi ringrazio del vostro sostegno che sento vivo. Ne ho bisogno, perché le vicende che stiamo affrontando in Italia, in Europa e nel mondo sono estremamente difficili e in alcuni casi - non nel nostro Paese - sono drammatiche. Dobbiamo sentirci spiritualmente uniti. Noi che ci trovammo uniti nelle diverse parti dell'Italia e dell'Europa dopo quel tremendo 8 settembre 1943, riuscendo a ritrovare, prima nella nostra coscienza e , poi, nella nostra azione la forza dei valori che erano dentro di noi e che erano stati per troppo tempo conculcati.
La vita democratica si basa nel senso delle istituzioni e nel senso delle leggi, leggi ispirate a quei valori di libertà, di giustizia che ci hanno sempre animato; dobbiamo coltivare questi sentimenti nei giovani. E quest'opera deve essere continua, quotidiana, senza mai un momento in cui ci si possa rilassare, in quanto la conquista della libertà sia dentro di noi sia nella collettività in cui viviamo è senza dubbio un'attività che non deve avere interruzione, ma deve essere costante.
Grazie, quindi, per il vostro sostegno, grazie, se mi permettete anche per il vostro affetto.
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