Incontro del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con una delegazione di familiari delle vittime dei tragici eventi accaduti a Reggio Emilia il 7 luglio 1960
Ho voluto e abbiamo voluto mantenere questo appuntamento in giornate funestate da avvenimenti drammatici.
Siamo qui per ricordare un evento luttuoso, per ricordarlo in spirito di pace. Per questo La ringrazio, caro Sindaco, per le parole che ha detto; come ringrazio e rivolgo un saluto, in primo luogo, ai familiari dei caduti di quel 17 luglio 1960 per salutare le autorità cittadine che sono qui: il Prefetto, il Questore, i Comandanti dei reparti dei Carabinieri, della Guardia di Finanza che operano a Reggio Emilia.
La ringrazio per le parole di saggezza con le quali Ella ha ricordato eventi tragici che, certo, ormai appartengono ad un passato lontano, a un'altra Italia che era percorsa da violenti dissensi politici; un'Italia che - e il mio ricordo è vivo perché li ho vissuti nella pienezza della mia vita quegli anni - da un lato seppe superare le distruzioni morali e materiali che la guerra aveva procurato.
Quell'Italia seppe anche uscire da contrasti, da conflitti che ci dividevano all'interno delle nostre case, a volte nelle nostre famiglie.
E che ha visto però il miracolo non solo della ricostruzione materiale, ma soprattutto della ricostruzione istituzionale e civile di un Paese.
Non dimentichiamo che il Paese, che allora era così diviso, seppe già nel 1946, con il referendum, scegliere la sua forma istituzionale. Seppe dar vita a un'Assemblea Costituente che è stata capace di produrre un testo di grande valore civile e morale di una collettività; un testo che sentiamo ancora oggi pienamente valido nelle sue fondamenta e che dobbiamo difendere perché è sicuramente il presidio della nostra libertà, è il presidio della nostra democrazia.
Il passato, quindi, va ricordato; non va dimenticata quella drammatica giornata di luglio del 1960 a Reggio Emilia sia per il rispetto che dobbiamo a tutti coloro che furono vittime di quegli eventi e soprattutto non va dimenticato per imparare a non ripetere quegli errori che pur si compiono nelle nostre vite di popolo.
La maturità democratica del nostro Paese si è arricchita anche di quelle tragiche, dolorose esperienze.
La violenza appare a tutti noi come una scelta inaccettabile e, in queste terribili giornate, di fronte a eventi tragici, che pur lontani, abbiamo di fatto vissuto, perché molti di noi li abbiamo visti mentre si compivano, abbiamo constato come essi fossero atti di violenza contro tutte le democrazie e quindi la nostra riprovazione della violenza è ancora più forte nei nostri animi.
Oggi questo sentimento e il ricordo delle violenze del passato, affinché non si ripetano, ci aiuta a far fronte alle sfide della violenza. Perché la nostra coscienza democratica e civile e l'amore della libertà - che ha le sue radici nel nostro passato, nella nostra civiltà, nel nostro Risorgimento, in quel patriottismo in cui il primo Tricolore che ha sventolato a Reggio Emilia - rappresentano una delle più importanti testimonianze.
Ieri ero a Gorizia e nella città - nonostante il brutto tempo - v'era un clima di festa. Ho assistito alla sfilata di circa 12 mila persone che, precedute da rappresentanze militari, vedevano convenuti esponenti dell'Italia in tutte le sue esperienze storiche e democratiche dalla guerra in poi.
Una città che era imbandierata anche in gran parte dei suoi edifici civili, una città e una zona che è stata capace 50 anni fa di costruire, praticamente sulla linea del confine che allora era un confine che, come una lama, divideva due mondi fra Italia e Slovenia - un'Ara Pacis. Un monumento bellissimo alla base del quale ho deposto, a testimonianza di tutti gli italiani, una corona e sul quale sono incise esattamente queste parole: "La violenza, l'odio produce guerra, l'amore genera la pace".
Ecco, questi sono i sentimenti che ci vedono oggi qui riuniti per questa che è, ripeto, una giornata di memoria, di ricordo; una data nella quale ci sentiamo particolarmente vicini ai familiari che furono vittime di quanto accadde a Reggio Emilia e che noi ci proponiamo di far tutto quanto sta in noi perché non si possa mai più ripetere.
Grazie per essere qui e complimenti per la vostra bellissima città.
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Siamo qui per ricordare un evento luttuoso, per ricordarlo in spirito di pace. Per questo La ringrazio, caro Sindaco, per le parole che ha detto; come ringrazio e rivolgo un saluto, in primo luogo, ai familiari dei caduti di quel 17 luglio 1960 per salutare le autorità cittadine che sono qui: il Prefetto, il Questore, i Comandanti dei reparti dei Carabinieri, della Guardia di Finanza che operano a Reggio Emilia.
La ringrazio per le parole di saggezza con le quali Ella ha ricordato eventi tragici che, certo, ormai appartengono ad un passato lontano, a un'altra Italia che era percorsa da violenti dissensi politici; un'Italia che - e il mio ricordo è vivo perché li ho vissuti nella pienezza della mia vita quegli anni - da un lato seppe superare le distruzioni morali e materiali che la guerra aveva procurato.
Quell'Italia seppe anche uscire da contrasti, da conflitti che ci dividevano all'interno delle nostre case, a volte nelle nostre famiglie.
E che ha visto però il miracolo non solo della ricostruzione materiale, ma soprattutto della ricostruzione istituzionale e civile di un Paese.
Non dimentichiamo che il Paese, che allora era così diviso, seppe già nel 1946, con il referendum, scegliere la sua forma istituzionale. Seppe dar vita a un'Assemblea Costituente che è stata capace di produrre un testo di grande valore civile e morale di una collettività; un testo che sentiamo ancora oggi pienamente valido nelle sue fondamenta e che dobbiamo difendere perché è sicuramente il presidio della nostra libertà, è il presidio della nostra democrazia.
Il passato, quindi, va ricordato; non va dimenticata quella drammatica giornata di luglio del 1960 a Reggio Emilia sia per il rispetto che dobbiamo a tutti coloro che furono vittime di quegli eventi e soprattutto non va dimenticato per imparare a non ripetere quegli errori che pur si compiono nelle nostre vite di popolo.
La maturità democratica del nostro Paese si è arricchita anche di quelle tragiche, dolorose esperienze.
La violenza appare a tutti noi come una scelta inaccettabile e, in queste terribili giornate, di fronte a eventi tragici, che pur lontani, abbiamo di fatto vissuto, perché molti di noi li abbiamo visti mentre si compivano, abbiamo constato come essi fossero atti di violenza contro tutte le democrazie e quindi la nostra riprovazione della violenza è ancora più forte nei nostri animi.
Oggi questo sentimento e il ricordo delle violenze del passato, affinché non si ripetano, ci aiuta a far fronte alle sfide della violenza. Perché la nostra coscienza democratica e civile e l'amore della libertà - che ha le sue radici nel nostro passato, nella nostra civiltà, nel nostro Risorgimento, in quel patriottismo in cui il primo Tricolore che ha sventolato a Reggio Emilia - rappresentano una delle più importanti testimonianze.
Ieri ero a Gorizia e nella città - nonostante il brutto tempo - v'era un clima di festa. Ho assistito alla sfilata di circa 12 mila persone che, precedute da rappresentanze militari, vedevano convenuti esponenti dell'Italia in tutte le sue esperienze storiche e democratiche dalla guerra in poi.
Una città che era imbandierata anche in gran parte dei suoi edifici civili, una città e una zona che è stata capace 50 anni fa di costruire, praticamente sulla linea del confine che allora era un confine che, come una lama, divideva due mondi fra Italia e Slovenia - un'Ara Pacis. Un monumento bellissimo alla base del quale ho deposto, a testimonianza di tutti gli italiani, una corona e sul quale sono incise esattamente queste parole: "La violenza, l'odio produce guerra, l'amore genera la pace".
Ecco, questi sono i sentimenti che ci vedono oggi qui riuniti per questa che è, ripeto, una giornata di memoria, di ricordo; una data nella quale ci sentiamo particolarmente vicini ai familiari che furono vittime di quanto accadde a Reggio Emilia e che noi ci proponiamo di far tutto quanto sta in noi perché non si possa mai più ripetere.
Grazie per essere qui e complimenti per la vostra bellissima città.