Incontro del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con l'on. Maria Pia Garavaglia, presidente generale della Croce Rossa Italiana
Vorrei prima di tutto ringraziare la Presidente, On. Garavaglia e il Presidente della Croce Rossa Francese e voi tutti per essere qui.
Vi ho ricevuto con piacere perché la vostra iniziativa congiunge due linee portanti, che mi sono particolarmente care. L'una è quella del volontariato, e la Croce Rossa del volontariato è l'espressione più alta, più importante, più attiva. L'altra è quella che riguarda i problemi del bacino mediterraneo e di tutti i popoli che si affacciano su quest'area.
Inoltre, la vostra iniziativa è legata a un viaggio in mare; lo testimonia il vostro battello "Il dono del vento". Si dà il caso che io sia nato in una città di mare, affacciata sul Mediterraneo, e che ami soprattutto il mare, specialmente durante i miei momenti di distensione e di riposo.
La vostra iniziativa non è solo simbolica, perché è riuscita a mettere insieme su una stessa barca persone giovani di nazionalità diverse, di tutti le popolazioni che si affacciano sul Mediterraneo.
Sono convinto - e non lo dico da ora - che i problemi del Mediterraneo sono quelli dominanti di questo secolo che si è da poco aperto. Il confronto dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo è fondamentale per la pace nel mondo, oltre che per il benessere degli stessi abitanti che dal Mediterraneo traggono la loro vita.
E' questa una mia convinzione fortissima: il secolo che si è chiuso è stato il secolo del confronto soprattutto fra Est ed Ovest, che ha avuto nel corso del 900 una sua sostanziale soluzione, certo non definitiva, nel senso che deve trovare continuamente attuazione, ma che ha visto una soluzione per quanto riguarda le tematiche di fondo.
Il confronto che abbiamo ora è quello fra le due sponde del Mediterraneo. Che significa comparazione fra popoli con realtà economiche, sociali e religiose profondamente diverse; ma popolazioni che d'altra parte solo da una convivenza pacifica, da un raffronto e dal dialogo possono trarre elementi di progresso e sicurezza del loro avvenire.
D'altra parte, sono popolazioni che hanno alle spalle millenni di storia; e la storia del mondo - è inutile che sia qui a tracciare un excursus - ha origine nel bacino del Mediterraneo, si è alimentata delle capacità di civiltà di queste genti che nel volgere dei secoli sono stati capaci, sin dall'antichità, di avere occasioni non solamente di scontro ma anche di confronto e di capacità di assimilare l'una dall'altra.
Cito sempre questa Italia, soprattutto quella del Mezzogiorno, ma si può menzionare la Spagna o la Francia per trovare le testimonianze di una civiltà basata sullo scambio fra l'Africa, il Medio Oriente e l'Europa. Certo ci sono stati anche grandi conflitti, ma essi hanno poi trovato momenti feraci e fecondi, proprio in quelle zone dove vi è stata la grande combinazione delle varie civilizzazioni e una prosecuzione dell'una sull'altra.
Se noi saremo capaci, nei decenni futuri, di far sì che il dialogo prevalga sullo scontro - e lo constatiamo già anche sotto il profilo economico - potremo impegnarci a cercare non solamente di aprire i nostri Paesi all'immigrazione, che proviene dai popoli dell'Africa o dell'Oriente, ma anche essere in grado di creare anche in quelle terre occasioni di lavoro e il proliferare di mercati. Perché solamente realizzando in quelle zone occasioni di lavoro, con il conseguente trasferimento delle capacità imprenditoriali e l'impiego di capitali per far sorgere imprese, che poi diventeranno mercati, l'Europa potrà più proficuamente scambiare capitali, prodotti, lavoro. Questo è il modello che dobbiamo impegnarci a realizzare e per questo sono richieste capacità di dialogo.
Quindi, concludendo, desidero sottolineare come la vostra iniziativa di portare un messaggio di pace in tutti i porti del Mediterraneo che sono significativi delle realtà presenti oltre quei porti, poiché lì vi si trovano popolazioni, aree di produzione e potenzialità enormi.
Quindi il vostro è sì un messaggio simbolico, ma di grande importanza perché spinge a questo dialogo. E portatela in voi stessi questa capacità di confrontarci, di vedere nel vostro vicino, sia esso appartenente all'una o all'altra sponda del Mediterraneo, il fratello vero. Lo dico in senso non solamente religioso, ma in senso laico.
L'uomo nella sua interezza, che non è certamente diverso l'uno dall'altro per la differenza di colore o di religione o di abitudini, usi e costumi.
Quindi sono io che vi ringrazio per questo incontro. Vi rivolgo l'augurio migliore. Sono io che ringrazio le varie organizzazioni delle Croce Rosse, perché è il volontariato l'anima di tutte queste attività e delle positività che si possono sviluppare. Grazie.
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Vi ho ricevuto con piacere perché la vostra iniziativa congiunge due linee portanti, che mi sono particolarmente care. L'una è quella del volontariato, e la Croce Rossa del volontariato è l'espressione più alta, più importante, più attiva. L'altra è quella che riguarda i problemi del bacino mediterraneo e di tutti i popoli che si affacciano su quest'area.
Inoltre, la vostra iniziativa è legata a un viaggio in mare; lo testimonia il vostro battello "Il dono del vento". Si dà il caso che io sia nato in una città di mare, affacciata sul Mediterraneo, e che ami soprattutto il mare, specialmente durante i miei momenti di distensione e di riposo.
La vostra iniziativa non è solo simbolica, perché è riuscita a mettere insieme su una stessa barca persone giovani di nazionalità diverse, di tutti le popolazioni che si affacciano sul Mediterraneo.
Sono convinto - e non lo dico da ora - che i problemi del Mediterraneo sono quelli dominanti di questo secolo che si è da poco aperto. Il confronto dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo è fondamentale per la pace nel mondo, oltre che per il benessere degli stessi abitanti che dal Mediterraneo traggono la loro vita.
E' questa una mia convinzione fortissima: il secolo che si è chiuso è stato il secolo del confronto soprattutto fra Est ed Ovest, che ha avuto nel corso del 900 una sua sostanziale soluzione, certo non definitiva, nel senso che deve trovare continuamente attuazione, ma che ha visto una soluzione per quanto riguarda le tematiche di fondo.
Il confronto che abbiamo ora è quello fra le due sponde del Mediterraneo. Che significa comparazione fra popoli con realtà economiche, sociali e religiose profondamente diverse; ma popolazioni che d'altra parte solo da una convivenza pacifica, da un raffronto e dal dialogo possono trarre elementi di progresso e sicurezza del loro avvenire.
D'altra parte, sono popolazioni che hanno alle spalle millenni di storia; e la storia del mondo - è inutile che sia qui a tracciare un excursus - ha origine nel bacino del Mediterraneo, si è alimentata delle capacità di civiltà di queste genti che nel volgere dei secoli sono stati capaci, sin dall'antichità, di avere occasioni non solamente di scontro ma anche di confronto e di capacità di assimilare l'una dall'altra.
Cito sempre questa Italia, soprattutto quella del Mezzogiorno, ma si può menzionare la Spagna o la Francia per trovare le testimonianze di una civiltà basata sullo scambio fra l'Africa, il Medio Oriente e l'Europa. Certo ci sono stati anche grandi conflitti, ma essi hanno poi trovato momenti feraci e fecondi, proprio in quelle zone dove vi è stata la grande combinazione delle varie civilizzazioni e una prosecuzione dell'una sull'altra.
Se noi saremo capaci, nei decenni futuri, di far sì che il dialogo prevalga sullo scontro - e lo constatiamo già anche sotto il profilo economico - potremo impegnarci a cercare non solamente di aprire i nostri Paesi all'immigrazione, che proviene dai popoli dell'Africa o dell'Oriente, ma anche essere in grado di creare anche in quelle terre occasioni di lavoro e il proliferare di mercati. Perché solamente realizzando in quelle zone occasioni di lavoro, con il conseguente trasferimento delle capacità imprenditoriali e l'impiego di capitali per far sorgere imprese, che poi diventeranno mercati, l'Europa potrà più proficuamente scambiare capitali, prodotti, lavoro. Questo è il modello che dobbiamo impegnarci a realizzare e per questo sono richieste capacità di dialogo.
Quindi, concludendo, desidero sottolineare come la vostra iniziativa di portare un messaggio di pace in tutti i porti del Mediterraneo che sono significativi delle realtà presenti oltre quei porti, poiché lì vi si trovano popolazioni, aree di produzione e potenzialità enormi.
Quindi il vostro è sì un messaggio simbolico, ma di grande importanza perché spinge a questo dialogo. E portatela in voi stessi questa capacità di confrontarci, di vedere nel vostro vicino, sia esso appartenente all'una o all'altra sponda del Mediterraneo, il fratello vero. Lo dico in senso non solamente religioso, ma in senso laico.
L'uomo nella sua interezza, che non è certamente diverso l'uno dall'altro per la differenza di colore o di religione o di abitudini, usi e costumi.
Quindi sono io che vi ringrazio per questo incontro. Vi rivolgo l'augurio migliore. Sono io che ringrazio le varie organizzazioni delle Croce Rosse, perché è il volontariato l'anima di tutte queste attività e delle positività che si possono sviluppare. Grazie.