Intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in occasione della commemorazione del prof. Federico Caffé
Il ricordo di Federico Caffè è in me vivo, intenso, profondo, perché so che dobbiamo essergli riconoscenti per quanto egli ci ha dato soprattutto come educatore. Non mi attardo in ricordi personali; ebbi l'occasione di incontrarlo la prima volta agli inizi degli anni '50 e poi dopo una interruzione di alcuni anni, di incontrarlo in Banca d'Italia dove lui continuò a operare per tanti decenni.
Penso che di lui non possa, come contributo a questa giornata, che ripetere quanto ebbi a dire circa tre anni fa alla Università di Roma Tre.
"Federico Caffè era uomo di straordinarie qualità, di indole solitaria ma estremamente disponibile al dialogo, accoppiava orgoglio e modestia. In lui dominava il rigore morale che esercitava in primo luogo verso se stesso e che si manifestava nel rispetto profondo, sostanziale e formale, nei confronti del prossimo, soprattutto il prossimo minore, materialmente o intellettualmente bisognoso.
"Persona generosa, animato da un profondo anelito sociale, spendeva se stesso senza limiti, salvo poi a ritrarsi con subitanea freddezza se avvertiva nel suo interlocutore insincerità d'accento.
"Privilegiava il rapporto con i giovani, i quali, pur sapendolo insegnante severo, ne subivano il fascino. Apprezzavano in lui il grande economista; sentivano in lui lo spessore umano, che ne faceva uno straordinario educatore.
"Se, come è vero, educare significa trasmettere la propria persona, chiunque, coetaneo o più giovane, abbia avuto con Federico Caffè occasione di dialogo, sente che qualcosa di lui oggi è parte viva di se stesso".