Incontro con il Presidente dell'Associazione stampa parlamentare e con una delegazione del sodalizio per la tradizionale consegna del "Ventaglio"
L'Italia avanza, l'Europa avanza. Il Paese è vivo e vitale, sempre più orgoglioso delle proprie tradizioni, sensibile ai valori civili.
1) Ho ancora negli occhi e nel cuore la partecipazione alla Festa della Repubblica ai primi di giugno; l'entusiasmo vero, spontaneo delle migliaia di cittadini che vollero assistere alla rivista militare, una rivista di pace, dedicata ai nostri soldati impegnati nelle missioni di pace.
2) Sette mesi fa registravamo già chiari segni di ripresa economica: oggi sappiamo di essere in piena espansione. Il reddito aumenta, l'occupazione aumenta, il tutto nella stabilità monetaria riconquistata, in una condizione di finanza pubblica che non assorbe più, non distrugge più risparmio privato, ma anzi genera risparmio pubblico, in misura tale da finanziare quasi per intero gli investimenti pubblici. Andiamo verso il pareggio di bilancio.
Tutto bene? Certo no, ma occasione straordinaria per accelerare le riforme strutturali della nostra economia, indispensabili per dare durata alla stessa ripresa.
Sappiamo cosa dobbiamo fare, dobbiamo farlo:
- a) innestare innovazione tecnologica nei fattori della produzione, nell'uomo e nell'apparato produttivo e conseguire così un salto di produttività, di competitività;
- b) accelerare gli investimenti in opere pubbliche, soprattutto nei punti che costituiscono collo di bottiglia, strozzature, per lo stesso sviluppo.
3) Riforme: non Vi parlo dei lavori parlamentari in corso; ve ne hanno parlato con maggiore competenza i Presidenti della Camera e del Senato.
Guardiamo al grado di attuazione delle riforme già approvate legislativamente: vorremmo che esse procedessero con maggiore speditezza in tutti i campi ma non dimentichiamo che siamo di fronte a un ciclo di riforme quale il Paese non ha mai conosciuto, che investe la struttura stessa dello Stato, la sua articolazione amministrativa e i suoi più importanti settori, quali la scuola e l'università. Della nuova articolazione dello Stato ho parlato la settimana scorsa con i Presidenti delle Regioni. Al di là della dialettica politica, ho avvertito tra di loro, con loro, un comune sentire. Stiamo realizzando una nuova struttura dello Stato, più decentrato, più snello, più vicino ai cittadini; nel fare questo un grande senso di unità e di solidarietà nazionale: i problemi delle Regioni, delle Province, dei Comuni del Sud sono sentiti come i problemi di tutti gli Italiani.
Vi sto parlando più a lungo di quanto pensassi, ma li vivo troppo intensamente questi nostri problemi, questi nostri progressi. Direte: il solito Ciampi ottimista; no, il solito Ciampi che ha fiducia, una fiducia ragionata, che si basa sui fatti, sulle potenzialità materiali e spirituali della nostra gente.
Possiamo e dobbiamo fare di più. Voglio ricordare un settore fondamentale per la vita del Paese, che è al centro delle mie attenzioni e delle mie preoccupazioni: la giustizia.
E il problema ha un nome: i ritardi, le lentezze. Miglioramenti ve ne sono anche qui, ma sono troppo lenti. Sta a tutti gli operatori provvedere, in primo luogo ai magistrati, agli avvocati, due professioni nobili, di eccellenza per i loro contenuti, professionali, civili, umani; avere un giudice, un avvocato, in famiglia nobilitava l'intera famiglia. Non ho in mente un prototipo ottocentesco: ho in mente due persone che mi sono state vicine, con le quali ho avuto forti legami e che purtroppo non sono più con noi: Paolo Barile e Adolfo Beria d'Argentine.
E la dignità della professione, per il magistrato, si nutre in primo luogo della sacrosanta autonomia, che non è solo quella che debbono rispettare gli altri poteri: è anche l'autonomia intima, della propria coscienza. E ciò vale anche per l'avvocato. Essa si alimenta anche dell'efficienza della propria opera, della rispondenza alle finalità della professione.
E' con questi sentimenti che Vi saluto alla vigilia di queste ferie estive.