Intervento alla seduta del Consiglio Superiore della Magistratura
Ringrazio il Vice Presidente, Prof. Verde, per aver voluto conferire a questo primo incontro, nell'indirizzo di saluto rivoltomi, un carattere non soltanto formale, ma decisamente sostanziale, sull'onda di quanto da me enunciato sui temi della giustizia nel messaggio di insediamento dinanzi alle Camere riunite.
Ringrazio anche l'On. Ministro della Giustizia, in particolare per la volontà da lui manifestata di adoperarsi in ogni modo per recuperare un clima di discussione e di confronto sereno e pacato sui temi della giustizia.
Rivolgo a lui, al Primo Presidente e al Procuratore Generale della Corte di cassazione, e a tutti i componenti del Consiglio un saluto caloroso.
Nell'aula dedicata alla memoria di Vittorio Bachelet e sette anni dopo la tragica morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il mio saluto vuol raggiungere ogni singolo magistrato d'Italia.
Vi sono, certo, sedi grandi e piccole, uffici che trattano vicende di grande rilievo per l'opinione pubblica e uffici che, in silenzio, assicurano il non meno importante lavoro "ordinario"; vi sono giudici di merito e di legittimità, magistrati requirenti e giudicanti, civili e penali. Ma unica è la giurisdizione, unico è il comune impegno di tutti gli appartenenti all'ordine giudiziario, unico il fine cui le loro forze concorrono: l'attuazione dello stato di diritto, la realizzazione concreta dei principî di democrazia, legalità, libertà ed eguaglianza, che la Costituzione solennemente enuncia e che la legge traduce nelle regole giuridiche del vivere quotidiano.
Ma perché questa finalità diventi sempre più effettiva, occorre che la legge trovi concreta e celere applicazione nelle aule di giustizia, a conclusione di un confronto dialettico fra parti poste in grado di far valere pienamente e liberamente le rispettive ragioni dinanzi ad un giudice sereno, imparziale e soggetto soltanto alla legge. Occorre che il cittadino possa contare sulla effettività della legge nel particolare caso che lo riguarda e sentirsi garantito nel rispetto dei suoi diritti. Occorre che i colpevoli siano posti in condizione di temere una tempestiva condanna e una sanzione certa e che gli innocenti abbiano la fiducia della loro assoluzione altrettanto tempestiva e certa; che i debitori sappiano che dovranno pagare e che i creditori sappiano che avranno il loro denaro, e non soltanto una sentenza che resta sulla carta. Occorre che il Paese possa affidare serenamente la propria sicurezza, le proprie sostanze, i propri diritti, le proprie libertà, l'ordinato svolgimento dei rapporti economici e sociali, ad un sistema giudiziario efficiente e celere, indipendente ed imparziale, preparato e solerte.
Avrete già compreso quanto io sia in perfetta sintonia con il Vice Presidente, professor Verde, che ha colto benissimo, nelle sue parole, quelli che ritengo essere i problemi centrali della giustizia. Sono consapevole della complessità delle questioni che il Consiglio superiore della magistratura è chiamato ad affrontare e dell'impegno che profonde nel dar loro la soluzione migliore.
Autonomia, indipendenza, prestigio, professionalità: quanto questi concetti siano tra loro interdipendenti, non c'è bisogno che lo sottolinei. Essi non sono valori fini a se stessi: sono, tutti insieme, funzionali all'efficienza del sistema giudiziario.
In occasione dell'inaugurazione del corrente anno giudiziario, un grido di allarme per i ritardi e le insufficienze del nostro sistema giudiziario si è levato dalle Corti di Appello; esso è stato raccolto e riecheggiato con grande autorevolezza nella relazione del Procuratore Generale presso la Corte di cassazione. Le cifre e i dati statistici li conoscete quanto e più di me e sono facilmente rinvenibili nella relazione del Procuratore Generale La Torre.
In questi ultimi anni molto si è fatto, e si sta ancora facendo, per porre rimedio a questo stato di cose. Di ciò va dato atto al Parlamento, al Governo ed al Consiglio superiore della magistratura. Certo, le difficoltà sono molteplici e complesse e giustamente il professor Verde le ha richiamate. Ma l'Italia continua a subire condanne in sede europea per la eccessiva durata dei suoi processi, ed è stata sottoposta a monitoraggio per accertare l'adeguatezza dei provvedimenti adottati allo scopo di fronteggiare questo critico aspetto della realtà della giustizia nel nostro Paese.
I tempi per provvedere si fanno stretti.
Non di rado si avverte, nei toni di coloro che pur denunciano la gravità della situazione, un senso di rassegnazione, quasi che la presente condizione della giustizia fosse ineluttabile, irreversibile. E' uno stato d'animo che deve essere fermamente respinto. Nell'impegno a operare possiamo trarre stimolo dalle autorevoli e meditate parole che il Primo Presidente Zucconi Galli Fonseca ha pronunziato all'Assemblea Generale della Corte di cassazione, il 23 aprile scorso, e dalle considerazioni svolte in quella sede dal professor Verde.
Alcuni interventi di riforma sono ormai operativi ed hanno dato risultati positivi. Penso, ad esempio, all'istituzione del giudice di pace e alle "sezioni stralcio": e rivolgo da qui un pensiero di gratitudine, insieme con l'incoraggiamento a proseguire con lena nel loro impegno, a tutti i giudici di pace ed ai giudici onorari aggregati che operano in Italia.
Altre riforme, pur se già tradotte in legge, stentano ad essere attuate o sono oggetto di interventi di aggiustamento: è il caso del giudice unico e monocratico di primo grado. Altre ancora si trovano all'esame presso le sedi istituzionali competenti. Occorre completare e rafforzare i nuovi strumenti già esistenti, rendere operativi quelli approntati, sollecitare la definizione degli interventi allo studio.
Certo, sono questi, compiti che spettano principalmente al Parlamento ed al Governo, non al nostro Consiglio Superiore. Il Consiglio, però, può rappresentare un importante interlocutore, recando al dibattito su questi temi un contributo tecnicamente qualificato e politicamente neutrale.
Aggiungo che, nella corretta scelta dell'interlocutore istituzionale, chiaramente indicato dalla legge del 1958 nel Ministro di Grazia e Giustizia, il Consiglio Superiore, oltre che dare pareri, può anche utilmente avanzare proposte. Credo, così, di aver dato a voi, ed al Vice Presidente che me la chiedeva poc'anzi, un'indicazione chiara su questo punto. Comprendo la sensibilità istituzionale che, del resto, non è mai troppa Ma essa non deve trattenere dall'utilizzare tutti gli elementi di cui un'istituzione dispone per svolgere integralmente i propri compiti.
È mia ferma convinzione che l'efficienza e la rapidità di risposta del sistema giudiziario, oltre che addurre prestigio allo stesso ordine giudiziario e consolidare così l'autonomia ordinamentale e l'indipendenza di giudizio della Magistratura, costituiscano condizione essenziale per la piena realizzazione di molti altri valori di fondamentale importanza per la democrazia e lo stato di diritto.
Nella difesa dell'autonomia ed indipendenza della Magistratura, il Consiglio Superiore ha sempre operato con grande determinazione: bisogna perseverare su questa strada, consapevoli che il nostro compito, il compito del Consiglio, non è certo la difesa corporativa della Magistratura, ma l'assicurazione di una reale garanzia di giustizia per i cittadini. E non può esservi convincente ed efficace tutela di questi valori fondamentali senza vigile attenzione e severa risposta a tutto ciò che può intaccare il prestigio dell'ordine giudiziario. Esso è mortificato dagli attacchi denigratori e delegittimanti troppo spesso rivolti alla Magistratura; ma è anche leso dalla constatazione che il sistema giudiziario, pur capace di realizzazioni di grandissima portata, soffre delle inadeguatezze alle quali si è fatto cenno.
Nello spirito di concretezza che caratterizza questo nostro incontro e sulla base di quanto enunciato nel suo intervento dal professor Verde, richiamo qui quelle che a me appaiono alcune priorità:
- affermare il principio del giusto processo, garantendo l'effettività della tutela delle libertà e dei diritti dell'imputato, al pari delle prerogative della pubblica accusa;
- rendere operativo il nuovo giudice unico e monocratico di primo grado;
- procedere alla revisione e alla razionalizzazione delle circoscrizioni giudiziarie, in direzione dell'ottimizzazione delle risorse umane e materiali a disposizione della giustizia;
- affrontare il problema della "depenalizzazione" e, per quanto riguarda la giustizia civile, alleggerire la funzione giurisdizionale del pesante fardello delle controversie di scarso rilievo;
- dare inizio all'edificazione di una struttura permanente che assicuri, sul modello di quanto avviene in altri Paesi, la formazione iniziale e permanente dei magistrati.
La precedenza che va data alle finalità sopra elencate non ci esime dal dedicarci con impegno ad una riforma organica dell'ordinamento giudiziario nel suo complesso che, sia pure con successivi aggiustamenti, è ancora disciplinato dal regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12.
Accanto agli adempimenti della XIII Legislatura repubblicana ci sono davanti a noi anche gli adempimenti della nuova Legislatura europea che sta per cominciare.
Di questa Legislatura, il programma centrale è lo "spazio europeo di libertà, sicurezza e cooperazione giudiziaria", un programma quinquennale che impegnerà in egual misura il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali.
Il nostro ordinamento avrà nell'attuazione progressiva di questo programma un parametro sicuro di riferimento a quello "standard" giudiziario europeo, che è condizione primaria perché i cittadini e le imprese possano godere di un'effettiva cittadinanza europea e usufruire di una concreta garanzia di pienezza della tutela giurisdizionale.
Sono certo che il Consiglio superiore della magistratura presterà la massima attenzione alle fasi di attuazione di tale "spazio" di diritto comune europeo, dando anche qui il suo contributo in termini di consiglio e di proposta.
Non è lontano, inoltre, il momento nel quale potrà parlarsi di una formazione professionale comune dei magistrati europei.
La diffusione di una cultura della giurisdizione comune fra i magistrati europei è premessa e strumento della promozione di forme sempre più tempestive ed incisive di cooperazione giudiziaria.
Signori componenti del Consiglio,
a conclusione di questo nostro primo incontro, desidero rinnovarvi l'impegno assunto a suo tempo dal mio predecessore; Oscar Luigi Scalfaro, al quale insieme con Voi rivolgo un grato saluto.
Con piena ed incondizionata fiducia ho confermato la delega al Vice Presidente, professor Verde. Desidero, però, sappiate che ogni qual volta la delicatezza delle questioni da affrontare lo richiederà, e ogni qual volta lo riterrete necessario, sarò pronto a unirmi a Voi in questa Sede per discutere insieme di quelle questioni.
Vi consegno questa mia disponibilità, con la certezza della vostra collaborazione e dell'aiuto che mi darete a svolgere al meglio le mie funzioni di Presidente del Consiglio superiore della magistratura.