Testo della prefazione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al libro "Memorie" di Jacques Delors edito in Italia da Rubbettino
PREFAZIONE DEL Presidente DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
AL LIBRO "MEMORIE" DI JACQUES DELORS
EDITO IN ITALIA DA RUBBETTINO
Queste memorie offrono non solo il ritratto di un protagonista ma il profilo di una grande impresa storica. Parlo del rapporto tra Jacques Delors e la costruzione europea: un rapporto essenziale e inscindibile. Delors è stato per un decennio (come Walter Hallstein) Presidente della Commissione di Bruxelles, e quella esperienza ha rappresentato l'occasione per il più ricco e pieno sviluppo della sua personalità; senza il suo apporto non si può oggi nemmeno pensare quel che tra il 1985 e il 1995 è stata la crescita della costruzione europea, fino a conseguire successi e traguardi decisivi. Ma il contributo di pensiero, di riflessione, di stimolo di Delors rappresenta ancora un fattore fondamentale di comprensione del cammino percorso dall'Europa fin dagli anni '50 dello scorso secolo, e di prezioso orientamento per le scelte da compiere nel presente e nel prossimo futuro, di fronte a nuove sfide e complessità.
Il lettore potrà, attraverso le pagine di queste Memorie, ripercorrere l'itinerario dell'uomo Jacques Delors anche prima dell'impegno europeo e insieme la storia della Comunità fino alla nascita dell'Unione; potrà, di questa storia, cogliere le chiavi principali e gli insegnamenti da cui ancor oggi non è possibile discostarsi.
Si può dire che la formazione di Jacques Delors, la sua ispirazione religiosa e la sua vocazione sociale, il suo impegno nel sindacato e il suo ingresso, attraverso il Commissariato al Piano, nel mondo della gestione pubblica, abbiano trovato il loro coronamento nell'adesione e quindi nella totale dedizione alla causa dell'Europa unita. Il rapporto stabilito con il Partito socialista gli permise tra l'altro di contribuire non poco all'impegno europeista di quella forza fondamentale della politica francese e più in generale del movimento socialista in tutta l'Europa.
Nell'assolvere le funzioni di Presidente della Commissione di Bruxelles, Jacques Delors portò - come le Memorie fanno ben intendere - tutto il bagaglio ideale, morale e professionale affinatosi nelle fasi precedenti della sua vita e della sua missione pubblica, svoltasi, quest'ultima, anche al fianco di François Mitterrand nel periodo iniziale del suo lungo mandato presidenziale.
La cifra peculiare del suo modo di intendere la costruzione europea è davvero riassunta con chiarezza ed efficacia nella formula da lui molto amata: "la competizione che stimola, la cooperazione che rafforza, la solidarietà che unisce". Le tappe segnate nel perseguire questa visione, dalla realizzazione del mercato unico all'espansione delle politiche strutturali, e da ultimo alla creazione della moneta comune e alla istituzione della Banca Centrale europea, sono in questo libro documentate riccamente e puntualmente, e così le difficoltà che fu necessario affrontare e superare per raggiungere ciascuno di quegli obbiettivi.
Centrale, nel pensiero e nell'azione di Delors, resta la scelta costante e coerente del metodo comunitario: ed è innegabile l'attualità di questa lezione, anche nella ricerca tuttora in corso di un nuovo equilibrio in seno al "triangolo istituzionale" e di una nuova efficacia decisionale e operativa dell'Unione.
L'altra lezione, anch'essa di innegabile attualità, che emerge dalle Memorie di Delors sta nel rispetto di un corretto rapporto tra le "due legittimità", quella degli Stati nazionali e quella dei cittadini dell'Unione. Non si può, scrive Delors, "sollevare l'una contro l'altra", né indebolire fatalmente l'una o l'altra. Non a caso egli pone l'accento sull'importanza decisiva di una condivisione della sovranità nei campi in cui è via via "giudicata necessaria dai governi", ma lasciando ad essi dei sufficienti margini di manovra - a sostegno della coesione nazionale e sociale - in molteplici altri campi, nei quali possano comunque operare forme di concertazione e di coordinamento al livello europeo. Egualmente cara a Delors è dunque la sussidiarietà, a smentita di ogni pretesa di invadenza e concentrazione di poteri da parte della Commissione. Non è stato d'altronde Delors l'inventore della significativa sintesi - per la costruzione europea - di "Federazione degli Stati nazione"?
Si tratta di indicazioni, tutte, non da consegnare alla storia, ma, al contrario, straordinariamente illuminanti per i dilemmi e le prove con cui l'Unione europea è alle prese oggi. E dinanzi ai problemi che sono insorti di recente - per la ratifica dei Trattati di Roma prima e di Lisbona poi, ma anche per lo svolgimento di un'azione di politica estera e di sicurezza comune - mostra la sua persistente validità la riflessione di Delors sulla possibile distinzione tra gli obbiettivi perseguibili nella cerchia più larga della "Grande Europa", e le ambizioni in cui può riconoscersi una parte dei 27 (e domani dei 30 e più) Stati membri.
Forme di differenziazione nel processo di integrazione - come quelle già sperimentate attraverso cooperazioni rafforzate ante litteram, ad esempio per l'introduzione dell'Euro - e decise estensioni del voto a maggioranza, sia pur qualificata, si imporranno inevitabilmente se non si vuole, scrive Delors, "rinunciare all'ambizione di un'Europa politica". Lasciare sempre aperta a tutti la porta di esperienze più avanzate d'integrazione, è giusto e deve farsi; ma sentirsi vincolati a procedere sempre insieme, in tutti i campi, a 27, e domani a 30 e oltre, Stati membri, significa condannarsi alla diluizione dell'integrazione europea e in definitiva all'impotenza dell'Europa unita, in uno scenario mondiale che ne sollecita imperiosamente un ruolo accresciuto e incisivo.
Il mio omaggio a queste Memorie, e, attraverso esse, alla figura e all'opera di Jacques Delors, al contributo che ha dato e continua a dare alla costruzione europea, è anche il segno di un'ormai antica amicizia e reciproca comprensione ideale e umana tra due coetanei che, partiti da strade molto diverse, si sono incontrati, sempre di più, in un comune sentire, per la democrazia e per l'Europa.