Luigi Einaudi
Carrù (Cuneo), 24 marzo 1874 — Roma, 30 ottobre 1961
Presidente della Repubblica dal 12 maggio 1948 all'11 maggio 1955
Esponente dell'antifascismo liberale, economista, governatore della Banca d'Italia, più volte ministro, convinto europeista, deputato all'Assemblea Costituente nelle liste liberali, Einaudi fu il primo Capo dello Stato eletto dal Parlamento Repubblicano (11 maggio 1948); il primo a dover interpretare ed esercitare prerogative e funzioni disegnate dalla Carta Costituzionale, non ancora divenute prassi.
Fu Presidente discreto e competente, scrupoloso e rigoroso[1] , attento a non sconfinare dal suo ruolo istituzionale, un Presidente di garanzia. Nel 1953, affrontò la prima grave crisi politica e istituzionale italiana (fallimento della legge elettorale maggioritaria 148\1953; scioglimento anticipato delle Camere 4 aprile 1953; ritiro dalla scena politica di De Gasperi) avvalendosi di tutti i propri poteri costituzionali ed opponendosi ad ogni indebita interferenza di partiti nelle funzioni presidenziali.
Se nei primi tre anni del mandato il Presidente della Repubblica aveva esercitato un ruolo che è stato comunemente definito "notarile", tanto da essere chiamato il "Presidente della maggioranza" per la stretta contiguità con l'esecutivo, un cambio di passo si manifestò nel corso della II legislatura (incarico a Giuseppe Pella e governo "di amministrazione", composto anche di tecnici. "In sostanza, il primo di quelli che poi verranno definiti "governi del presidente").
Non compì viaggi all'estero - se si esclude la visita ufficiale a Pio XII in Vaticano il 15 dicembre 1948 - perché riteneva opportuno un profilo basso di fronte ed in rappresentanza dell'Italia uscita devastata e perdente dalla guerra mondiale. Ricevette al Quirinale numerosi Capi di Stato e di Governo.
Einaudi si distinse anche per l'esercizio puntuale del controllo sulle leggi in sede di promulgazione, con riferimento all'osservanza soprattutto dell'art. 81della Costituzione sulla copertura di bilancio, inaugurando un indirizzo che sarebbe stato seguito anche dai suoi successori.
_____________________________________________________________________________________________ [1]Anche parsimonioso e morigerato. Famoso è l'episodio della mezza pera. Racconta Ennio Flaiano, che invitato al Quirinale con altri esponenti del mondo della cultura il Presidente tagliò in due la sua pera e ne offrì una metà a un commensale perché non andasse sprecata E. Flaiano, La pera, in «Il Corriere della Sera», 18 agosto 1970. Non veniva meno al rigore dei veri banchieri e alla sobrietà della sua terra, il Piemonte.discorso di insediamento
12 maggio 1948 — testoaltre risorse
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