Carlo Azeglio Ciampi
Livorno, 09 dicembre 1920 — Roma, 16 settembre 2016
Presidente della Repubblica dal 18 maggio 1999 al 15 maggio 2006
Governatore della Banca d'Italia e presidente dell'Ufficio Italiano Cambi (1979-1993), più volte ministro, Presidente del Consiglio dei ministri (1993-1994), fu eletto Presidente della Repubblica il 13 maggio del 1999.
Il clima che accompagnò l'elezione di Ciampi è stato ricordato in una intervista, lunga ed emblematica nel delineare la "lezione di Ciampi al Quirinale", rilasciata dal Presidente Sergio Mattarella in occasione della scomparsa dello statista livornese, avvenuta il 16 settembre 2016[1] . "La sua elezione al Quirinale avvenuta al primo turno e con amplissima maggioranza - si legge in nell'intervista rilasciata a Marzio Breda - è stata la testimonianza della stima e dell'affetto che la sua figura riscuoteva in Parlamento e nel Paese". La stessa che gli avrebbe consentito negli anni del mandato di riavvicinare il Paese alle istituzioni e ai simboli repubblicani. "Al Quirinale - proseguiva Mattarella ricordando Ciampi - ha dimostrato non distacco ma imparzialità, contribuendo a riavvicinare, forte di una popolarità crescente, i cittadini alle istituzioni e ai simboli repubblicani. E accrescendo il prestigio del nostro Paese all' estero. Per questo gli italiani lo ricorderanno con affetto e riconoscenza la sua misura, il suo equilibrio nell' assolvimento dei compiti affidati al presidente della Repubblica, costituiscono un'interpretazione puntuale del ruolo di arbitro che gli è affidato dalla Costituzione".
Il discorso di insediamento (18 maggio del 1999) richiamava "la funzione di sintesi - espressa dalla rappresentanza dell'unità nazionale" propria della magistratura che gli era stata affidata; rilevava l'esigenza nella vita del Paese "di più alta coesione, modernamente costruita sul pluralismo più che sulla omogeneità senza anima" e ricordava "le memorie nazionali e patriottiche testimonianze della continuità della nazione", "il senso profondo della patria, che ha poi consentito, nella Repubblica democratica, la piena pacificazione tra tutti gli italiani", "la pienezza di unità nazionale rappresentata dal voto espresso dal Parlamento che lo aveva eletto". Soprattutto emergeva l'impegno volto a condurre il sistema politico del Paese "alla modernità costituzionale europea in numerosi suoi lineamenti" (per l'impegno europeista ricevette nel 2005 il Premio "Carlo Magno").
Nell'esercizio della funzione di rappresentanza dell'unità nazionale Ciampi - al fine di trasmettere agli italiani quel sentimento e orgoglio nazionale che deriva dalle imprese del Risorgimento e della Resistenza - scelse di attivare un rapporto più stretto con la società civile, facendo leva sul recupero della memoria collettiva, sulla valorizzazione delle radici dell'italianità, sul rilancio dei valori dell'identità nazionale nei suoi diversi aspetti; sulla promozione dei simboli dell'Unità Nazionale (tra questi il ripristino della festa nazionale del 2 giugno).
In un periodo di forte conflittualità politica, Ciampi interpreta il ruolo di Presidente della Repubblica come figura super partes, garante degli equilibri fra forze politiche contrapposte.
Sulla scia di Sandro Pertini, Ciampi è un Presidente che ha goduto di un alto indice di gradimento popolare nei sondaggi, è stata una figura apprezzata e stimata dai cittadini. La sua presidenza è stata caratterizzata da forte visibilità, segnata da un alto numero di interventi pubblici. Nel corso del settennato compì visite ufficiali in tutte le province italiane e raccolse i discorsi pronunciati in volumi intitolati "Viaggio in Italia", ove emergeva la pedagogia presidenziale che animava il suo mandato.
_____________________________________________________________________________________________ [1]Intervista con il Presidente Mattarella di Marzio Breda, pubblicata dal "Corriere della Sera" con il titolo «Ciampi tecnico e politico ci salvò», Roma 18 settembre 2016, cfr. http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Discorso&key=413discorso di insediamento
18 maggio 1999 — testoLe parole del Presidente Sergio Mattarella
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